INTERNAZIONALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE DEI CONTENUTI PER LE DIVERSE FAN BASE DEL MONDO

Contenuti per uno specifico pubblico. Questa la sfida affrontata da molti Club per esportare il proprio brand fuori dai confini nazionali.

È necessario conoscere i propri fan, analizzare la community e personalizzare il più possibile la strategia social per coinvolgere i tifosi. Nel panel Reaching fan engagement arount the World, moderato da Emanuela Perinetti, si è parlato nel particolare  delle strategie di Sporting Lisbona ed Inter.

Mafalda Monteiro, Digital Brand Manager – Sporting Clube de Portugal, si sofferma sulla capacità di adattare i contenuti al contesto così come accaduto durante il lockdown proprio per coinvolgere i fan: “Ci siamo resi conto che senza partite l’utente è più attento e partecipe. Abbiamo coinvolto i nostri calciatori nel raccontare la loro quotidianità, ci siamo confrontati all’interno del team digital per essere il più creativi possibile. I canali che ci permettono di potenziare maggiormente la fan engagement sono sicuramente TikTok ed Instagram rivolti alle nuove generazioni che sono più attive ed ai nostri fan stranieri. I giocatori, in questo ci aiutano, nell’avvicinare comunità lontane dal Portogallo come quella, ad esempio, dell’America Latina“.

Roberto Monzani, Media House Director – FC Internazionale Milano pone l’attenzione nello specifico sulla personalizzazione dei contenuti: “Poniamo particolare attenzione nel differenziare il tone of voice a seconda dei canali utilizzati per aprirci il più possibile agli interessi e le abitudini delle nostre diverse communities online. L’obiettivo dell’Inter Media House è proprio di ampliare il bacino d’utenza e raggiungere i tifosi nerazzurri in tutto il mondo, attirando la loro attenzione con contenuti esclusivi e personalizzati“.

 

Adani: “Il nostro lavoro ha il fine di avvicinare la gente ai protagonisti del calcio”

Il calcio è fatto di storie(s):  di chi le ha scritte, di chi le racconta e di chi le adatta ai nuovi formati di comunicazione.

Oggi non si parla più di storytelling ma si parla di storydoing. Con questa premessa accogliamo l’inizio di questo panel nella terza giornata del Social Football Summit.

L’altro giorno ho visto come era Facebook nel 2006 e questo fa capire quale è stata l’evoluzione di questi canali negli ultimi 15 anni. Parliamo di un mondo in continuo cambiamento che cerca di rispondere a quelle che sono le esigenze degli utenti“, dice Kike Levy, Strategic Partner Manager Emea Facebook

Raccontare un evento e trasmetterne le emozioni: è questo quello che deve essere in grado di fare un telecronista, e proprio di questo parla Pierluigi Pardo, Giornalista Sportivo e Presentatore Mediaset/Dazn: “la telecronaca racconta una storia di cui non si sa il finale. Il calcio ha la capacità di sorprenderti e questo senso di euforia e stupore non si può prevedere o preparare. Io preparo la partita come fanno tutti ma tutta questa preparazione diventa secondaria rispetto alla capacità di interpretare dal vivo cosa succede, con un’emozione che per me è unica e totalmente diversa rispetto a tutto il resto. La telecronaca ti da l’opportunità di essere messaggero di emozioni nei confronti dei tifosi“.

Emozione e coinvolgimento fondamentali per avvicinare la gente al calcio.

Bisogna adeguarsi e riconoscere le emozioni della partita. Il nostro lavoro ha il fine di avvicinare i tifosi e i protagonisti. Per me il calcio sudamericano è una passione e un’ossessione, ma il calcio si evolve e non dorme mai. La mia natura è quella di cercare di immedesimarmi in chi ascolta e dentro la preparazione della telecronaca ci deve essere il giusto compromesso per coinvolgere la gente“, spiega Daniele Adani, Talent Sky Sport.

In questo contesto si parla anche di quelle che sono le piattaforme del futuro, facendo un confronto tra piattaforme proprietarie o di terzi.

Saranno sempre più importanti i contenuti più corti, nel rispetto di quelli che sono gli interessi delle nuove generazioni. A prescindere dall’utilizzo di piattaforme, proprietarie o di terzi, bisogna essere capaci – dice Levy – di coinvolgere tutte le tipologie di tifosi.. Non c’è una tipologia di piattaforma migliore ma è necessario essere presenti a 360°“.

Pierluigi Pardo ci racconta l’esperienza che vive giornalmente con i propri canali social e della capacità di coinvolgere i tifosi raccontando storie: “io sono entusiasta dei social, soprattutto Twitter. Il calcio è un modo per raccontare noi stessi e la nostra cultura e in questo i social network sono uno strumento importante ed imprescindibile. Le storie invece vanno celebrate e raccontate, e la tendenza nel mondo è questa. Basti pensare a The Last Dance o le serie All or Nothing. I social non tolgono spazio al giornalismo tradizionale ma piuttosto aggiungono un qualcosa mettendo al centro i protagonisti con una disintermediazione e una leggerezza che il periodo di lockdown ci ha regalato“.

Un concetto che si lega a quella che è l’essenza del calcio, e dello sport in generale. Emozione, passione e coinvolgimento a prescindere dalla categoria. “Il calcio è popolare, è di tutti, ed è questo il grande vantaggio di questo sport meraviglioso. E soprattutto il calcio è inclusione non esclusione, coinvolge tutti a prescindere dal contesto sociale che la gente vive. La base del calcio è tra la gente comune ed è questa la sua prima caratteristica. Il calcio non è un gioco ma un messaggio sociale. Quello che abbiamo fatto con Bobo Tv durante il lockdown aveva il fine di raccontare le nostre storie. Storie che partono dall’oratorio, dalla strada, come avviene per tutti“.

Qual è la conseguenza logica di amare qualcosa o qualcuno? Rispettarlo, raccontarlo al meglio, divulgarlo. Se tu ami qualcosa la conosci. Io so benissimo cosa è l’Uruguay, so cosa è quel paese di tre milioni di abitanti, so come vive il calcio. E quindi, conoscendo, rispetto quel qualcosa che amo. La Garra Charrua / dice Adani – è questo, è un qualcosa che esiste, che ho vissuto ed ho letto. Ed è la partita che ti porta a tirare fuori determinate emozioni. I social ti mettono a nudo perchè viene fuori chi sei e cosa fai. Se vuoi stare sui social devi accettare di stare insieme con le persone. Più tutti ci mettiamo insieme e più smascheri i bluff“.

ASIA, UN NUOVO MERCATO DA CONQUISTARE PER I CLUB

Un processo di globalizzazione continuo, una necessità sempre maggiore di sviluppare la riconoscibilità del proprio brand a livello internazionale.

Oggi molti Club si affacciano ad un nuovo mercato, potenzialmente illimitato, come quello asiatico. Questo è il tema del panel Ready to Join Asia? moderato da Cesare Polenghi – CEO Ganassa, con Claudia Balu – Business Development Manager del Cagliari Calcio, Fabio Fusco – International Development Manager Valencia CF, Suresh Letchmanan – Managing Director Asia Pacific BVB.

Un territorio da conquistare anche per un Club come il Cagliari, come spiega Claudia Balu: “Attraverso una ricerca di mercato abbiamo riscontrato come il 77% dei cinesi segua il calcio europeo. In questo contesto ci siamo resi conto che c’è spazio anche per un Club piccolo ma ambizioso come il nostro. Ci siamo avvicinati a questo territorio attraverso varie partnership e promuovendo non solo il Cagliari Calcio ma un’intera splendida Regione come la Sardegna.”

Prosegue Suresh Letchmanan, confermando l’importanza dell’Asia per il suo Club: “Il Borussia ha iniziato proprio sul territorio asiatico il proprio processo di internazionalizzazione, volendo diffondere il brand al di fuori dei confini nazionali in un mercato che offre diverse opportunità. Il focus centrale è nel Sud-Est asiatico, dove il club porta avanti numerosi progetti in termini commerciali, sportivi e di social responsibility. Siamo presenti in particolare in Giappone ed in questo contesto diviene fondamentale anche la strategia social per avvicinarci e fidelizzare i tifosi asiatici con contenuti personalizzati.”

Conclude, Fabio Fusco del Valencia CF: “Abbiamo 22 milioni di tifosi nel mondo di cui 5 milioni in Asia. Ovviamente, questo è un mercato ampio e molto interessante, siamo fortemente presenti in India, Cina e Vietnam. Un veicolo fondamentale sono le Academy attraverso le quali riusciamo a diffondere i nostri valori e potenziando il brand Valencia CF su più livelli”.

 

Tebas: “Lo Stato deve incentivare fiscalmente gli investimenti privati nel calcio”

L’innovazione e la digitalizzazione dei processi produttivi sta crescendo grazie agli investimenti pubblici e privati, in un contesto di grande difficoltà dovuta alla Pandemia.

In questo panel inaugurale della terza giornata del Social Football Summit, Luca Pardo, Fondatore Studio Legale Ontier, modera questo panel.

L’attenzione si sposta sui processi di innovazione e digitalizzazione che in un contesto come quello che stiamo vivendo diventano sempre più fondamentali. “In questa situazione di emergenza stiamo vivendo una fase di cambiamento in ognuno di noi di come il digitale e l’innovazione possono cambiare la nostra vita, non solo adesso ma anche nel lungo periodo. Un impulso che viene anche da direttive europee su investimenti tecnologici. C’è, quindi, una chiara indicazione della politica che va nella direzione della trasformazione digitale“. dice Gian Paolo Manzella, Sottosegretario allo Sviluppo Economico.

Anche Almaviva sta spingendo l’evoluzione dei processi interni alla struttura oltre che accompagnare i proprio clienti. “Almaviva ha cominciato un processo di digitalizzazione già nel 2017. Abbiamo investito – spiega Antonio Amati, Direttore Generale Divisione IT Almaviva – sull’analisi dei dati con applicazione e soluzione legate in diversi settori, oltre che sulla customer experience. In questo contesto è aumentata anche la mole di lavoro per i nostri clienti, che ha portato ad una trasformazione digitale di alcuni processi che devono ancora raggiungere una fase di regime e pertanto ci sarà anche da lavorare nel prossimo futuro“.

Arriviamo quindi al mondo del calcio, che si sta legando sempre più alla tecnologia sotto molteplici aspetti. Dall’analisi delle performance fino alle attività digitali finalizzate al coinvolgimento della fanbase.

Come Lega in occasione della finale di Coppa Italia abbiamo virtualizzato gli spalti e questo ci ha permesso di dare maggiore visibilità non solo agli sponsor delle squadre ma anche a TIM, nostro title sponsor. Stiamo lavorando ancora per realizzare altre attività che ci permettano di rispondere a questo momento di crisi e cogliere il momento per aumentare il livello di digitalizzazione della Lega Serie A“, dice Lorenzo Dallari, Direttore Editoriale Lega Serie A.

Dopo la Serie A, ecco La Liga che è certamente uno degli esempi maggiormente virtuosi a livello di evoluzione digitale e tecnologica nel mondo del calcio. Ci spiega come è organizzata la struttura il Presidente Javier Tebas.

Come Liga abbiamo cominciato ad innovare e digitalizzare la nostra struttura nel 2014, quindi è un processo che parte da lontano. Abbiamo un dipartimento di tecnologico che conta circa 70 persone. In tutto abbiamo 128 persone che si occupa di tecnologia e circa 50 persone dislocate sui vari mercati. Questo per far capire che non è un processo che risponde al contesto attuale, ma piuttosto un processo che parte da lontano. Oggi la chiave dell’innovazione tecnologica è la digitalizzazione delle aziende. Dal 2015 La Liga ha un proprio OTT che è fondamentale. Ci avvaliamo di intelligenza artificiale per decidere gli orari delle partite, perchè sappiamo con circa 30 giorni di anticipo quanta gente andrà allo stadio o quanti telespettatori avremo, e tutto questo grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. In questa direzione è necessario non basarsi solo sulla tecnologia ma anche coinvolgere le persone“.

Come incentivare gli investimenti privati e fino a dove deve spingersi l’intervento pubblico?

Il settore pubblico – continua Tebas – deve rendersi conto che il calcio è un’industria da non sottovalutare nell’analisi del contesto economico. L’iniziativa privata credo sia fondamentale, oltre quella pubblica. Lo Stato non deve aiutare direttamente ma credo sia necessario che piuttosto incentivi fiscalmente gli investimenti privati, come per esempio ha fatto l’Italia. Nel vostro Paese il Decreto Crescita ha portato investimenti capaci di attrarre grandi campioni e sono sicuro che questo porterà dei benefici alla fiscalità nazionale. Non lo dico solo in ambito sportivo ma anche per tutto quello che ruota intorno allo sport, e al calcio nello specifico. Spero che la Spagna faccia lo stesso percorso intrapreso in Italia

Sostenibilità e Smart Arenas nel mondo della Football Industry

Essere smart oggi per uno stadio vuol dire essere centrale e vivibile tutta la settimana per i cittadini, oltre ad essere fornitore di energie rinnovabili.

Nell’ultimo panel della seconda giornata del Social Football Summit 2020 spazio all’argomento sostenibilità e il mondo delle Smart Arena, concetto fondamentale e centrale nella Football Industry del futuro.

Come speaker del panel “Energy e Smart ArenasFabio Bandirali di Sportium, Roberto Martino di Gewiss, Jason Stone di Kraft Sports, Riccardo Amoroso di ENEL X e Dino Marcozzi di MOTUS-E.

Bandirali, il CEO di Sportium impegnato nel progetto del nuovo stadio della città di Milano per Inter e Milan, ha tracciato la visione di questo progetto ma anche delle idee in generale della sua azienda:

“Lo stadio è il motore di centrificazione per quella che è la popolazione che abita nei pressi dello stadio. Il nostro modello è molto in linea con quello che vediamo all’estero, come nell’esempio dello stadio di Berna o l’Amsterdam Arena dell’Ajax, ma anche tanti progetti, una cinquantina circa fatti per la Bundesliga”.

La centralità dello stadio e la vivibilità di questi spazi è stata sottolineata anche da Roberto Martino, citando il caso dell’Atalanta e dello stadio di cui Gewiss detiene i naming rights.

Gli stadi del futuro devono anche essere utili per creare energie rinnovabili dai rifiuti per svolgere la funzione energetica per il quartiere in cui sono localizzati. Secondo quanto riportato dall’esperienza americana di Stone.

Vivibilità, urbanizzazione, impatto ambientale, innovazione tecnologica, costi minori le parole d’ordine della città del futuro secondo Amoroso di Enel X.

“Not restart, but reset” citando Marcozzi di MOTUS-E.

A grandi linee, queste le grandi sfide degli stadi del futuro.

Monetizzare grazie al virtuale: l’esperienza del Barcelona

Il virtual advertising come nuovo strumento di monetizzazione a disposizione dei players del calcio.

Nel panel dedicato a questo argomento sono intervenuti Massimo Magrì, EU Commercial Director di Supponor e Cristina Peña i Bagés, Head of Business Intelligence di FC Barcelona.

Abbiamo iniziato a collaborare con Supponor due anni fa – spiega Peña – e stiamo portando avanti iniziative diverse in tutto il mondo. Questo ci aiuta a collaborare con i nostri partner e tutto questo può aiutare a diversificare i messaggi che vogliamo raccontare”.

Cristina ci spiega anche come come è cresciuta la partnership tra Barcelona e Supponor e di quando sia importante collaborare con i partner.

Diventa importante il confronto col partner per capire come commercializzare il nostro potenziale e quindi ci siamo messi in gioco. Abbiamo analizzato scenari diversi ma condividiamo, con tutti i nostri partner, anche delle soluzioni potenziali per capire di sviluppare – continua Peña – strategie commerciali che possa rispondere ai trend del momento. A livello di comunicazione dobbiamo essere bravi a diversificare sulla base della lingue per riuscire ad essere il più vicini possibili ai nostri fan globali. A livello virtuale dobbiamo essere bravi ad essere flessibili, e anche la situazione che stiamo vivendo ci impone di prendere questa direzione, sia nel breve che nel medio-lungo periodo per sviluppare il nostro business a livello commerciale“.

In questo contesto è necessario essere in grado di osservare per poi agire.

Dobbiamo fare i conti anche con la regolamentazione a cui siamo soggetti, per esempio in ambito pubblicitario, in relazione ai diversi paesi in cui operiamo. Dobbiamo trovare – spiega Peña il giusto compromesso, dopo avere svolto un lavoro di analisi dell’ecosistema in cui operiamo, per massimizzare le capacità commerciali del nostro brand e dare valore anche ai nostri partner“.

Quando parliamo di pubblicità e advertising non parliamo solo di mondo virtuale.

Usare la tecnologia ci permette di avvicinare i tifosi e la situazione che stiamo vivendo ha acuito questa esigenza. Dobbiamo massimizzare – dice Magrì – l’esperienza dei fan dando una presenza extra ai nostri tifosi, soprattutto in questo momento così influenzato dalla pandemia“.

Fino ad ora abbiamo lavorato sui novanta minuti della partita ma oggi è necessario lavorare sulla presenza virtuale dei nostri brand senza concentrarci solo sull’evento live“, conclude Peña

Andrea Stramaccioni: “Io sui social per una questione di necessità”

La scelta dell’allenatore è dovuta a problemi con profili fake e notizie finte che iniziavano a girare da questi profili. Molti i particolari raccontati al #SFS20.

Nel panel “The Social Dilemma” Andrea Stramaccioni, coadiuvato dalla moderazione di Max Sardella e le domande di Giorgia Rossi, ha raccontato al Social Football Summit la recente esperienza social, un esempio molto particolare che può fare scuole per molti altri profili.

“Nel mio primo periodo di lavoro sono sorti molti profili fake ma con pochissimi follower, qui invece (in Iran, ndr) diventavano di circa 100 mila follower e qualsiasi dichiarazione diventava autorevole per alcuni giornalisti”.

Più che di volontà, la scelta di Stramaccioni è diventata quindi una scelta di necessità.

“Nella mia visione, per la mia professione un allenatore non necessariamente ha bisogno di un profilo social come allegato alla sua professione. Io sono dell’idea che ne parliamo anche troppo di calcio anche per obblighi con la stampa. Quindi l’allenatore ha più occasioni per mettere la faccia rispetto ad un giocatore. Dipende dalla funzione che si vuole percorrere e la funzione che si vuole avere”.

Stramaccioni ha anche raccontato nello specifico quanto successo nell’ultima esperienza iraniana: “L’avventura in Iran è una avventura iniziata con tanto entusiasmo ma anche iniziata male con una dirigenza che si è comportata male nei confronti del club e dei tifosi. In questo caso il mezzo social ha avuto una funzione dirompente e positiva. Ogni cosa poco chiara che avveniva attorno alla squadra veniva raccontata da un flusso di notizie da più parti e questo aiutava i tifosi a ricevere notizie vere”.

A proposito di social, Stramaccioni ha confessato che tornando indietro nel tempo, anche all’Inter non avrebbe aperto i suoi profili social, a conferma che l’apertura di Instagram dell’ultimo periodo è stata una necessita.

I social oggi sono l’ufficio stampa dei calciatori e degli allenatori, uno strumento che come sottolinea l’esperto Max Sardella devono esserci, devono essere la casa digitale di ognuno di noi, “Poi possono essere arredati da un grande designer come Fedez o Ferragni, oppure essere un monolocale ma comunque di proprietà”.

Il futuro sarà la personalizzazione dei contenuti da parte degli stessi fan

Sponsor e calcio: come è evoluto questo rapporto negli anni, anche alla luce dei nuovi strumenti digitali?

Attività di brand strategy, risultati e performance. Insieme al moderato del panel Salvatore De Angelis, Head of Digital, International, Sports & Entertainment di Nielsen Sports, e agli ospiti capiamo perché il calcio continua ad essere il campo da gioco del marketing, senza dimenticare il contesto che stiamo vivendo e da cui si è partiti per sviluppare il tema del panel.

In questa nuova normalità come Lega stiamo lavorando su quello che abbiamo definito il next normal, per operare in maniera congiunta e farci trovare pronti in quello che sarà lo scenario post Covid“, dice Michele Ciccarese, Commercial and Marketing Director di Lega Serie A.

Il consumo di sport – aggiunge Marta Marchionni, Head of Display and Video Solutions Google – da parte degli appassionati è sempre stato legato alla televisione, mentre oggi i contenuti vengono rilasciati su una molteplicità di schermi. Oggi in Europa ogni famiglia ha nove device attiva ma la TV non è morta. Il fenomeno di innovazione ha portato il digitale all’interno della televisione“.

Una moltitudine di schermi che porta ad una molteplicità di formati differenti e per i brand la sfida è sui contenuti. Avere il contenuto giusto per fare in modo che il consumatore ne possa fruire tramite il touchpoint più adeguato. E anche lo storytelling è fondamentale per creare interazione con l’utente e farlo sentire vicino al brand” ci spiega Giuliana Mantovano, Marketing Director Italy & Albania di Coca Cola.

La Lega Serie A, negli ultimi anni, ha fatto grandi passi in avanti in campo digital anche per riposizionare un brand importante come la Serie A.

Come Lega Serie A – aggiunge Ciccarese – stiamo lavorando per riposizionare il brand all’interno del mercato di riferimento. Non siamo mai stati cosi poveri in termini di investimento ma mai così ricchi in termini di occasioni di contatto. In Italia ci sono 33 milioni di appassionati a cui possiamo comunicare e quindi dobbiamo parlare a queste persone sfruttando tutte le occasioni di contatto disponibili parlando a tutti i target anche con nuove forme di intrattenimento. Avere la forza di parlare al cuore dei tifosi che sono ormai globalmente geolocalizzati”.

Comunicare è importante ma è fondamentale anche conoscere i target con cui parlare.

La generazione Z è la più difficile non solo da raggiungere ma da coinvolgere. Sono molto critici – dice Mantovano – nei confronti dei brand ed è importante creare una relazione che sia incentrata su contenuti stimolanti e interessi condivisi. E soprattutto bisogna essere coerenti con il messaggio da veicolare in quanto parliamo di un target che è molto critico nei confronti dello storytelling proposto“.

Il lockdown di marzo e aprile, con la mancanza di calcio giocato, ha messo a dura prova la pianificazione digitale dei contenuti. Non solo per la Lega ma anche per i brand partner. Michele Ciccarese ci spiega come è stato possibile costruire un progetto con Coca Cola come partner per la Coppa Italia e di come è cresciuto il posizionamento della Lega sul canale YouTube.

Il canale YouTube della Serie A ha avuto un successo enorme con numeri che rappresentano un punto di partenza e non di arrivo. Oggi siamo in un momento in cui paradossalmente alcuni fan partono dai videogame e poi arriva al calcio giocato. Coinvolgere i brand partner o altri brand per creare contenuti tagliati perfettamente per i nuovi target. La generazione Z non vuole guardare solo gli highlights della partita ma contenuti anche differenti ed originali, e in questo dobbiamo essere bravi a coinvolgere le aziende che lavorano con noi” – spiega Ciccarese.

La Coppa Italia è stata l’occasione per creare un qualcosa di diverso insieme a Coca Cola e Rai, broadcaster di riferimento. Ci piace parlare a tal proposito di partnership e non di sponsorship, – continua Ciccarese – e questo ci ha permesso di mettere in piedi un qualcosa di diverso in un momento in cui vi era assenza di calcio giocato.  A questo si aggiunge la volontà dei fan di diventare creatori diretti di contenuti e con la Coppa Italia abbiamo sviluppato una practice capace di rispondere a queste esigenze“.

In chiusura si parla anche di diversificare i contenuti, in modo da non concentrarsi sul solo evento gara. “Oggi – dice Marchionni – è fondamentale essere beyond the game, senza concentrarsi sul solo evento live. Questa tipologia di contenuti coinvolge maggiormente i tifosi e in quest’ottica lo sport deve reinventarsi. Il digitale offre occasioni ed opportunità enormi per permettere agli appassionati di fruire di contenuti freschi ed originali”.

Stiamo vivendo il periodo storico in cui il calcio femminile diventerà sport professionistico

Il presidente FIGC femminile Mantovani insieme all’ex calciatrice Marta Carissimi hanno aperto un confronto sullo stato attuale del movimento

Nella prima parte di Summit tanto spazio alla discussione sul calcio femminile con i grandi protagonisti che stanno cambiando il movimento.

Nel panel “Women’s Football: gender balance and leadership” è intervenuto il presidente della FIGC femminile Ludovica Mantovani, ormai ospite fisso al Social Football Summit. Mantovani si è espressa con notevole ottimismo parlando del futuro del movimento.

“Stiamo aspettando DPCM per ricevere fondi. I contributi saranno per il 2020, 2021 e 2022 e ci permetteranno di fare certi investimenti”. Anche dal lato organizzativo le nuove regole imposte dalla federazione chiedono una professionalizzazione maggiore non solo delle figure tecniche.

Ex calciatrice con più di 100 presenze in Nazionale, Marta Carissimi ha raccontato l’evoluzione contemporanea del calcio femminile individuando un momento preciso in cui ha intuito che le cose stessero cambiando.

Sempre la Carissimi ha poi ragionato sulla leadership nel calcio femminile, anche come vettore di emancipazione. Secondo la Carissimi per migliorare la qualità e determinare la crescita del settore non è per forza necessario avere all’interno solo figure femminili. L’idea deve essere quella della contaminazione anche con altri settori ma soprattutto con figure preparate per il proprio ruolo, non solo donne e uomini che hanno esclusivamente giocato a calcio.

Il grande passo verso il professionismo è dietro l’angolo.

Di Marzio: “Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni”

Nel primo panel del Day2 si è parlato di come è cambiato il calciomercato e del nuovo ruolo del procuratore con Luca Marchetti, Gianluca Di Marzio e Federico Pastorello.

Negli ultimi anni il calciomercato sta appassionando più del calcio giocato. Con il calciomercato tutti sognano, dalle “piccole” alle cosiddette “big”.

In questo contesto cambia il modo di operare per chi si occupa di calciomercato, e quindi giornalisti e procuratori. Ne abbiamo parlato con i nostri ospiti per capire come si è evoluto il ruolo del procuratore e del giornalista nell’ultimo decennio.

La nostra figura – spiega Federico Pastorello, agente FIFA e procuratore sportivo – ha vissuto un grande cambiamento nella ultima decade. Gli agenti del calcio moderno hanno dovuto organizzarsi in maniera imprenditoriale. Il mio mestiere, dall’inizio ad oggi, è profondamente cambiato. La nostra struttura, all’interno di P&P Management, è molto complessa e quasi simile ad un club calcistico, perchè il giocatore oggi è una piccola azienda e quindi deve essere sostenuto e supportata sotto molteplici aspetti. In questo influisce anche il fatto che il mercato oggi sia diventato globale e chi vuole farne parte deve adeguarsi“.

Non cambia solo il ruolo del procuratore ma anche quello del giornalista che si occupa di calciomercato.

A tal proposito Gianluca Di Marzio spiega che “oggi il procuratore è diventato una sorta di tutor per il calciatore e per questo l’agente ha dovuto assimilare una serie di competenze differenti per soddisfarlo e permettere all’atleta di concentrarsi sul calcio giocato. Per chi si occupa di calciomercato come noi, invece, i social hanno cambiato profondamente il mestiere. Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni e contenuti. Riceviamo tante segnalazioni e tante “soffiate” che ci aiutano a rintracciare le notizie, anche se bisogna filtrare le informazioni che ci vengono date. Nel mio libro parlo di come l’affare Tevez-Juventus mi sia stato segnalato da un lavapiatti di Londra e questo anni fa non sarebbe successo“.

Una molteplicità di informazioni che necessitano però di essere filtrate, e per questo Luca Marchetti dice che “bisogna logicamente filtrare le informazioni reali dalle fake news, che sono sicuramente proporzionalmente maggiori rispetto alle prime. Oltre questo è cambiato anche il modo di comunicare le notizie. Prima c’era la televisione e leggevamo i giornali, mentre oggi è tutto in tempo reale tramite social network e siti online. Dunque arrivare prima diventa più difficile e complicato“.

Oggi le squadre guardano con maggiore attenzione all’aspetto comunicativo del calciatore e della fanbase di cui dispone. Arriveremo ad un punto in cui a parità di costi e capacità tecniche verrà privilegiato l’atleta che può dare un supporto maggiore a livello comunicativo?

L’aspetto tecnico, tattico ed economico restano fondamentali – dice Pastorello – ma in questo senso oggi privilegiare chi può dare un contributo maggiore a livello di comunicazione può avere un impatto per i club

Senza dimenticare il contesto che stiamo vivendo a causa della pandemia, che ha ridotto drasticamente la disponibilità di risorse finanziarie e il modo di fare calciomercato.

Il calcio è fatto di incontri e strette di mano, e oggi con la situazione legata al Covid questo viene a mancare. Speriamo che questo cambiamento sia momentaneo – dice Di Marzio – e che presto si possa tornare alla normalità del nostro lavoro. Oggi è un calciomercato virtuale che cambia certamente il modo di fare le trattative, e in questa situazione si inseriscono anche le difficoltà economica dei club che devono avere più idee per colmare la mancanza di risorse economiche.

Il contesto che stiamo vivendo – aggiunge Pastorello – condiziona il nostro lavoro che deve vivere ancor di più sulla possibilità di cogliere delle opportunità in mancanza di risorse finanziarie. Tutti stiamo vivendo questa difficoltà. Basti pensare alla Premier League, che è da anni il mercato più ricco, su cui ha pesato la crisi che stiamo attraversando e questo fa capire come il momento sia delicato per tutti. Così come è stato per Barcelona e Real Madrid