Women in Football Leadership, la seconda puntata del Café dedicata al calcio femminile

Continua RoadToSFS21, il percorso di avvicinamento al Social Football Summit con una serie di eventi satellite

Dopo il debutto di mercoledì scorso con la prima puntata “1 anno di Pandemia: il recovery plan del calcio”, il format di live monotematiche Social Football Café continua con una puntata interamente dedicata al calcio femminile intitolata “Women in Football Leadership” che vedrà protagonista Rebecca Corsi vicepresidente del neopromosso Empoli FC e presidente della sezione femminile dei toscani, ovvero l’Empoli Ladies. Insieme a lei Francesca Buttara la responsabile relazioni istituzionali e comunicazione della Lega Pro oltre a Emanuela Perinetti di Sport Dots.

Da diversi anni il calcio femminile è in netta ascesa ed inizia ad affacciarsi sempre di più ad un pubblico più ampio. Nella stagione di Serie A che terminerà a breve sono stati infatti registrati gli indici più alti di ascolti in tv su Sky con le partite da record Juventus – Fiorentina che ha fatto registrare 135K spettatori medi e Milan – Juventus con 127K spettatori.

Un effetto a coda lunga cominciato con la spettacolare avventura della Nazionale femminile al Mondiale di Francia, un evento che in Italia ha attratto ben 24,4 milioni di spettatori in tv.

Anche i numeri del Report Calcio redatto da FIGC e PwC esprimono un segnalo positivo con l’aumento dei tesseramenti nel calcio femminile aumentato del 46,6% (passando da 18.854 a 27.644).

A coronare poi questa crescita graduale poi, c’è il passaggio allo status di professioniste per le atlete che avverrà dalla stagione 2022 – 2023.

Per approfondire queste e altre tematiche riguardanti il movimento del calcio femminile e i ruolo delle donne nel calcio, l’appuntamento è fissato per la seconda puntata del Social Football Café mercoledì 12 maggio dalle ore 14:30 alle 15.

cover Social Football Café 2021 con tazza di caffè

Per seguirà la live basterà collegarsi sull’account Facebook ufficiale di Social Football Summit e dei nostri media partner.

 

cover con Marcel Vulpis e Andrea Di Biase 1 anno di pandemia, recovery plan del calcio

1 anno di pandemia: il recovery plan del calcio

È cominciata la seconda stagione del Social Football Café con una discussione tra nuovi format per le competizioni, mancanza di liquidità dei club, nuovi business model e aiuti arrivati dalle istituzioni

A causa della pandemia globale l’anno appena trascorso ha concentrato al suo interno addirittura due stagioni sportive per quanto riguarda le maggiori competizioni nazionali di calcio, stravolgendo le abitudini dei tifosi ai quali non è più concessa la presenza allo stadio come misura per contenere il contagio

Quest’ultimo fattore, l’assenza del pubblico, più di altri ha fatto sprofondare i club di calcio in una crisi economica senza precedenti. Senza la possibilità di attingere alle tradizionali fonti di ricavo del ticketing e del matchday, i club si sono ritrovati privi di liquidità.

In questo scenario è andata in onda la prima puntata del Social Football Café intitolata proprio “1 anno di pandemia: il recovery plan del calcio”. Si tratta della seconda stagione del format organizzato da Social Media Soccer, dopo la prima edizione cominciata proprio ad aprile, durante il periodo di lockdown.

Nella prima puntata del percorso di live monotematiche e altri eventi satellite denominato “Road to SFS21” hanno partecipato il vicepresidente vicario di Lega Pro Marcel Vulpis, il senior partner di Calcio e Finanza Andrea Di Biase e Francesca Iannibelli di BIP.

Gli ospiti della prima puntata del Social Football Café si sono espressi su diverse questioni, dalla necessità di un nuovo format per le competizioni europee e nazionali, la mancanza di liquidità dei club che comporta ritardi nei pagamenti degli stipendi, ai nuovi business model per le squadre di calcio passando per quelle che sono state le misure adottate fino ad oggi da leghe, federazioni e governi per salvare questo sport.

“Un periodo di transizione dalla crisi ad una condizione normale che non è ancora finito. Tutti sono in crisi acuta, anche i club di Serie A. Ci sono tante società che non sono riuscite a pagare gli stipendi nonostante le deroghe ai regolamenti federali. Situazione ancora molto complicata che riguarda proprio la liquidità, ovvero la capacità di avere in cassa soldi per provvedere ai propri impegni”.

È questo il concetto che ha espresso all’inizio della puntata Andrea Di Biase di Calcio e Finanza.

“Il governo ha messo a disposizione i prestiti garantiti ai quali hanno fatto richiesta pochi club di serie A che hanno scelto di finanziarsi in maniere differenti. Quando finirà questa stagione servirà nuova cassa per finanziare la prossima. Se non ci si muove come organismo unico, ci saranno grandi rischi”.

Le parole di Di Biase fanno riferimento a quanto accaduto negli ultimi mesi ma soprattutto nelle ultime settimane in cui la discussione è stata caratterizzata dalla Superlega e dagli investimenti che sarebbero arrivati da un fondo di private equity dopo una parziale acquisizione della media company creata da Lega Serie A

“Il miliardo e 7 della media company avrebbe tamponato le esigenze di un anno dei club ma anche lì le società non sono state unite ma divise. Prima di riprogettare il modello di business, devono essere risolte le falle create dalla crisi. Purtroppo, ognuno lo vuole fare guardando ai propri interessi nel breve termine”.

Quindi, una delle idee emerse è quella di adottare una visione di insieme più orientata al medio periodo. Secondo il vicepresidente vicario della Lega Pro Marcel Vulpis invece, la priorità è tornare in tempi rapidi quantomeno al business model dell’era pre-Covid, quello incentrato sui ricavi da stadio e le sponsorizzazioni, perché azionisti e proprietari dei club stanno soffrendo troppo la crisi che ogni giorno grava sempre di più sulle loro spalle.

L’esempio calzante in questo senso è proprio la Lega Pro che a differenza di altre leghe e categorie maggiori, percepisce un valore minore nella vendita dei diritti audiovisivi.

“Per noi è centrale la riapertura degli stadi quanto prima. Biglietteria e sponsorizzazioni devono tornare ad essere le voci principali dei nostri club” ha ribadito Vulpis.

Lo stesso che ha evidenziato la necessità di far tornare centrale la figura del tifoso nella strategie delle aree marketing e comunicazione dei club.

Questo concetto ha attivato una domanda proveniente da uno spettatore della puntata. Fasce di prezzo dei biglietti per le partite che secondo gli ospiti saranno destinate a crescere in futuro, anziché ridursi.

“I prezzi dei biglietti saliranno. Secondo me sarà questa la tendenza futura, ovvero lo stadio come un luogo di privilegiati, perché le sponsorizzazioni si caricano nei propri impianti adibiti ai match di campionato e quindi i posti saranno destinati a sponsor e ai clienti con cui un club fa business, aumentando la cifra dei pochi posti disponibili per gli altri. Uno scenario che avverrà meno nelle leghe inferiori” ha spiegato Andrea Di Biase.

Una visione importante se si considera la voglia di tornare allo stadio di molti tifosi mista all’ansia di occupare un luogo affollato dopo il periodo post pandemico. In tutto ciò vanno prese in considerazione le misure restrittive necessarie almeno nella prima fase di rientro allo stadio.

Nel finale invece, si è discusso di aiuti da parte delle istituzioni e recovery plan. Qui Marcel Vulpis ha parlato della realtà che rappresenta da gennaio:

“Per quanto riguarda la Lega Pro stiamo chiedendo da due decreti una linea di rimborso per le spese obbligatorie che hanno avuto i club ad esempio con i tamponi, una linea da circa 10 milioni di euro.

Sempre sul tema della liquidità è stato attivato il fondo sostegno calcio partito fa FIGC e che ha coinvolto Lega B e Lega Pro con mutui di liquidità fino a 500.000 euro per quest’ultima lega. Poi c’è stato il credito di imposta sulle sponsorizzazioni nel 2020 e forse anche nel 2021, che rappresenta una possibile entrata di 90 milioni di euro. Per questo dico che gli interventi ci sono stati”.

Vulpis è intervenuto anche sul tema burocrazie italiana e recovery plan: “Noi siamo più lenti degli altri mercati, dobbiamo essere più attraenti e rapidi”.

Ma anche: “Se il calcio viene vissuto come un’industria, allora può anche essere logico che ci siano dei finanziamenti a carattere pubblico. Chiaramente devono avere una loro destinazione e deve esserci una certa progettualità.

Prossima puntata del Social Football Café mercoledì 12 maggio dalle 14:30 alle 15: Women in Football Leadership con grande spazio al movimento del calcio femminile insieme a Rebecca Corsi – Vicepresidente Empoli FC e Presidente Empoli Ladies, Francesca Buttara di Lega Pro ed Emanuela Perinetti di Sport Dots.

cover Social Football Café 2021 con tazza di caffè

A maggio torna il Social Football Café

Una serie di live monotematiche con gli esperti dell’industria del calcio

Il Social Football Summit, l’unico evento italiano sulla Football Industry, è già in fase di organizzazione della quarta edizione, in forma hybrid edition per l’appuntamento di novembre 2021. 

La novità di quest’anno sarà il “Road to SFS21”, una serie di format satellite e di avvicinamento al SFS.

Il primo format di questa serie di appuntamenti sarà la seconda stagione del Social Football Café, il ritrovo virtuale dove esperti della Football Industry si incontrano per fare “due chiacchiere”. SFC comincerà il 5 maggio con una live monotematica ogni mercoledì.

Il primo appuntamento è fissato alle 14:30 con una puntata dal titolo emblematico “1 anno di Pandemia: il recovery plan del Calcio”. Puntata dedicata ai piani dei club per rimediare ai danni economici causati dalla pandemia globale, l’analisi finanziaria del calcio e ovviamente ai nuovi format come la Champions League e il progetto Superlega. Gli ospiti della prima puntata saranno il vicepresidente vicario della Lega Pro Marcel Vulpis, il senior partner di Calcio e Finanza Andrea Di Biase e Francesca Iannibelli Marketing and Innovation Manager di BIP.

Per la seconda stagione è stato anche snellito il format con puntate da 30 minuti dalle 14,30 alle 15,00 ogni mercoledì.

Sarà possibile seguire le puntate del Social Football Café sul canale Facebook ufficiale di Social Football Summit, la stessa che ha ospitato l’edizione online del 2020.  

Calcio femminile, social media, community, sponsorship, insight, impatto sociale del calcio e innovazione tecnologica, questi saranno alcuni dei temi che affronteremo.     

Il Social Football Café è solo il primo progetto “Road to SFS21”.

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Tom Vechy Vecsernyes

Come collegare i fan con le star del calcio durante la pandemia. Conversazione con Tom Vechy Vecsernyes

Abbiamo intervistato il CEO di Seyu, la startup che grazie alla tecnologia ha trovato un modo per far sentire allo stadio i tifosi che per qualsiasi motivo non possono esserci

Ciao Tom, piacere di conoscerti e grazie per il tuo tempo.

Per iniziare a sciogliere il ghiaccio, vorrei che parlassi di quello che fa Seyu e da dove hai tratto l’ispirazione iniziale per avviare un progetto del genere. Sei un fan, ami lo sport?

Sì, sono un grande appassionato di sport. Il calcio fa parte della mia vita da quando avevo sette anni e per fortuna è rimasto tutto ancora invariato.

In Seyu aiutiamo i fan a connettersi con le star dello sport più amate e a mostrare il loro sostegno, la devozione che hanno verso il club grazie alle loro foto che arrivano da qualsiasi parte del mondo attraverso un canale-piattaforma-moderato (!). Tutto questo avviene in tempo reale durante gli eventi.

Dall’altra parte, aiutiamo chi possiede diritti commerciali e i club, ad attingere al potere di spesa dei fan che sono in remoto, oltre a estendere le possibilità di marketing e grazie alla raccolta dei dati dei fan.

La mia ispirazione iniziale e ancora oggi quella di Seyu, è che siamo in grado di fornire a milioni di fan una “seconda” alternativa per guardare una partita dal vivo allo stadio. Ci sono milioni di tifosi nel mondo che potrebbero non avere mai l’opportunità o i mezzi finanziari per viaggiare e andare alle partite della loro squadra, mentre i nostri partner con l’aiuto di Seyu forniscono loro un’esperienza euforica che rende i loro sentimenti di appartenenza ancora più forti.

Quindi Seyu unisce le star con i propri tifosi e la community che li segue. Come è cambiata allora l’attività di Seyu durante la pandemia, con gli stadi chiusi e senza manifestazioni sportive?

CD Leganés - Sevilla FC_Copa del Rey_giant screen_16.01.2021

Devo dire che siamo stati colpiti duramente, proprio come tutti gli altri immagino. Pensa che dovevamo debuttare in Bundesliga ad aprile, un passo enorme su cui abbiamo lavorato duramente per molti anni, ma poiché il campionato è stato fermato, la stessa sorte è toccata al nostro debutto.

Abbiamo fatto un respiro profondo e abbiamo ripensato a cosa fare, abbiamo adeguato il nostro modello di business (B2B2C) e ci siamo aperti al mercato globale.

Abbiamo pensato, perché no, la nostra soluzione può essere installata e gestita da remoto, in questo modo non dobbiamo viaggiare da nessuna parte, quindi possiamo fornire il nostro servizio nella Puskas Arena con la stessa facilità con cui potremmo farlo allo Stadio Olimpico.

Nel 2020 ci siamo assicurati grandi partnership, dandoci una portata globale e posizionandoci nel miglior modo possibile per la fase di restart dell’industria dello sport. Nella seconda metà del 2020 stavamo già ricevendo molta più attenzione da parte degli operatori del settore rispetto a prima e questa attenzione si è trasformata in reali opportunità di business per il 2021.

Negli ultimi quattro mesi abbiamo debuttato nel campionato di rugby britannico (Wasps – Vodafone), in EFL Championship (con lo Sheffield Wednesday), LaLiga (RC Celta, CD Leganés – Mercedes-Benz), basket tedesco (Löwen) e pallavolo italiano (NBV Verona) e siamo stati inseriti nella Top 3 dell’European Sponsorship Award (categoria ‹€ 1m).

Insomma, da una situazione di difficoltà ne avete trattò l’occasione per rilanciarsi meglio di prima, ma cosa vedi tra i rischi di un’attività come la tua, e più in generale delle startup che lavorano nel mondo dello sport?

Il rischio principale per le aziende innovative come Seyu, secondo me, è la mancanza di risorse nei club e nelle organizzazioni sportive, cosa che non permetterebbe a questi soggetti di avere la capacità di condurre alcune attività sulla strada della digitalizzazione, l’altro rischio sarebbe se Internet si chiudesse per sempre.

In Europa c’è poco coinvolgimento delle startup da parte delle società sportive, soprattutto in Italia secondo me. La gestione dell’esperienza utente viene ancora eseguita con metodi tradizionali. Lo pensi anche tu? Cosa bisogna fare per cambiare questa mentalità?

CD Leganés - Sevilla FC_Copa del Rey_16.01.2021

Credo che ci siano alcune grandi cose portate alla luce dai club italiani e ovviamente ci sono club con più “potenza di fuoco” quando si tratta di implementare modi innovativi per interagire con i propri fan. Ma questo vale in tutto il mondo. Penso che anche i club più piccoli abbiano un’opportunità unica, in base alle dimensioni della loro struttura, di superare alcuni dei grandi su alcuni fronti, semplicemente perché sono più agili, più facili da muovere come un giocatore veloce tra i lenti, molto più rapido dei difensori robusti in campo.

Ci sono molte soluzioni convenienti e finanziariamente vantaggiose sul mercato ora, come Seyu, che può aumentare immediatamente i loro ricavi e aiutarli a mantenere gli sponsor felici. Wasps rugby e CD Leganés hanno mostrato a Vodafone e Mercedes-Benz che possono portarli davanti ai loro fan anche con uno stadio chiuso. Seyu ha raggiunto finora col club spagnolo il numero di fan equivalente a sette partite sold-out allo stadio di Butarque. A proposito, siamo felici di collaborare anche con i club di Serie A e B, abbiamo appena ampliato la nostra squadra con un membro del team di lingua italiana.

Vorrei sentire la tua opinione sulla situazione attuale dell’industria sportiva. Cosa ne pensi se ti dico fan del futuro e fan engagement negli stadi in futuro? Quando sarà possibile, ovviamente.

Mi piacerebbe davvero andare a una partita in questo momento, mi manca così tanto.

Sono certo che l’industria sportiva dovrà imparare a far fronte al mondo cambiato. Sicuramente in futuro ci saranno nuove regole da rispettare negli stadi e ci saranno milioni di tifosi che ci penseranno due volte prima di entrare in uno stadio gremito.

La pandemia ha accelerato la necessità di digitalizzazione presso i dipartimenti commerciale e marketing dei club. Non vi è alcuna garanzia che in futuro non si verificherà un altro focolaio di virus. Nello sport le piattaforme commerciali digitali rappresentano solo l’8-9% di tutte le risorse commerciali, eppure nel 2020 sono stati spesi oltre 325 miliardi di dollari in pubblicità digitale a livello globale, si prevede che questo numero raggiungerà 389 miliardi di dollari nel 2021.

I fan del futuro saranno segmentati nell’arena digitale con offerte personalizzate nel momento più adatto della giornata attraverso i loro canali preferiti.

Potranno godersi le partite negli stadi (quando potranno viaggiare alle partite della loro squadra preferita) grazie all’atmosfera e godersi le partite a casa o nei pub tramite la realtà virtuale e tutte le altre esperienze di second screen mentre si è in contatto con altri fan in tutto il mondo.

Grazie Tom, hai offerto delle risposte molto interessanti. Il team del Social Football Summit ti augura un ottimo lavoro per questo 2021!

 

L’edizione più bella del Social Football Summit sarà sempre la prossima

Dal 22 novembre 2018, giorno della prima edizione del Social Football Summit, al 17 novembre 2020, la data molto recente della terza edizione, sono passati appena due anni ma 3 edizioni dell’unico evento italiano focalizzato sull’industria del calcio.

Eventi del genere possono essere raccontati in diverse maniere, ad esempio con i numeri, due in particolare, lo 0 da cui tutto è partito e 8.000, il numero che rappresenta le presenze e le visite di queste tre edizioni.

Ma il modo per raccontare il Social Football Summit e per raccontarci che preferiamo è quello dei valori: innovazione, condivisione, conoscenza, passione.

Più di due anni fa sembrava visionaria e innovativa l’idea di creare un posto in cui riunire tutti gli esperti e gli aspiranti protagonisti della Football Industry. Un’occasione che inorgoglisse il nostro paese, portando l’élite domestica e internazionale del mondo del calcio. Lo abbiamo voluto fare per mettere a disposizione di tutti l’esperienza e la conoscenza degli speaker che ci hanno creduto dal primo giorno sino ad oggi. Senza passione non avremmo costruito nulla di tutto ciò e non avremmo saputo superare in un modo o nell’altro le tantissime avversità che ci siamo ritrovati durante il percorso.

L’industria del calcio è già diversi passi avanti rispetto al 2018 ed evolve senza soste. Un dinamismo preso in contropiede dalla recente emergenza sanitaria. Un ecosistema fatto di persone che però si sono subito rimboccate le maniche per resistere e disegnare il mondo del calcio del domani, fatto di migliaia e migliaia di professionisti e appassionati.

L’industria del calcio, specialmente quella italiana, deve fare ancora altri passi per essere definita tale. Il Social Football Summit diventa uno di quei luoghi ideali per generare confronto, anticipare le tendenze future e fare squadre. In Italia ci sono centinaia di club professionistici e un migliaio di società dilettantistiche, ma tutti insieme formiamo una sola squadra: quella del calcio italiano.

WEGIL nel 2018, la cornice dello Stadio Olimpico del 2019 con 2.500 visitatori e il palcoscenico online della recente edizione del 2020 con 4.500 utenti e 3.000 per la due giorni dedicata all’eSports Summit. Questo è il passato e il presente del Social Football Summit e del nuovo eSports Summit.

Il futuro lo scriveremo insieme agli appassionati, gli speaker, la governance del calcio, gli atleti, gli studenti, la classe politica, le agenzie, i brand e gli imprenditori. Senza dimenticare il team, quello che poco più di due anni fa ebbe l’idea di organizzare l’unico evento italiano dedicato alla Football Industry: i team Social Media Soccer e Go Project.

Per la terza volta nella nostra giovane storia possiamo dire ancora GRAZIE A TUTTI!

Buon natale e un felice anno nuovo!

Domenico Pascuzzi

Intervista a Domenico Pascuzzi, Marketing Director Publishing di Italiaonline

Italiaonline è una realtà ormai consolidata da anni nel mondo dell’editoria digitale essendo proprietaria di Virgilio, Libero, PagineGialle e PagineBianche e dell’advertising, per offrire le soluzioni ideali alle aziende italiane.

Italiaonline, attraverso il verticale Virgilio Sport ha deciso di investire da quest’anno nel Social Football Summit, attivando la media partnership per l’ultima edizione online tenutasi a novembre.

Abbiamo deciso dopo l’evento di fare una chiacchierata con Domenico Pascuzzi, Marketing Director Publishing di Italiaonline.

Ciao Domenico, grazie per aver accettato l’invito. Iniziamo chiedendoti com’è cambiato il mondo del marketing, prima di essere “travolto” dall’avvento dei nuovi media e quindi durante questo periodo di trasformazione digitale? Qual è il più grande cambiamento in tema marketing che hai notato negli ultimi 15-20 anni?

“Senza dubbio, l’avvento del digitale e l’esplosione del mobile hanno cambiato radicalmente ogni aspetto delle nostre vite, il modo in cui comunichiamo e lavoriamo, acquistiamo prodotti e servizi di vario tipo, gestiamo le nostre finanze e il nostro tempo libero. Di conseguenza, è cambiato il modo di fare marketing, verso un’ottica sempre più connessa, esperenziale e omni-channel. La customer journey degli utenti, infatti, non è più lineare, ma frammentata in tanti micro-momenti e si sviluppa tipicamente su diversi touch-point sia fisici che digitali.

La grossa sfida per i brand e per chi fa marketing oggi è quella di essere presenti e rilevanti durante questi micro-momenti, entrare in connessione empatica e stabilire una relazione attiva con le persone. Il presupposto per affrontare questa sfida è un profondo cambio di paradigma delle aziende, che devono mettere l’utente e la customer experience al centro della loro visione strategica e di prodotto”.

Come sono cambiate le regole del mercato invece in quest’anno? Con particolare riferimento al fatto che tutti gli eventi e le occasioni di marketing si sono spostate online?

“Siamo entrati in una dimensione nuova, il cosiddetto new normal, in cui il terreno di gioco e le regole del marketing sono diverse rispetto al passato. I brand di conseguenza sono stati chiamati ad aggiornare il proprio approccio strategico al mercato per gestire questa forte discontinuità storica, con nuovi assetti operativi, nuovi modelli di business, nuovi canali distributivi. Indubbiamente, tutto il filone degli eventi online e, aggiungo, della realtà virtuale ha conosciuto una fortissima accelerazione e un elemento di forte disruption e innovazione per molti settori, dall’intrattenimento alla didattica, dal turismo all’automotive.

Questo non vuol dire che l’esperienza fisica sia superata e soppiantata, ma la possibilità di poter utilizzare il canale online apre ai consumatori un’offerta di prodotti e servizi molto più ricca e interattiva rispetto al passato, e apre ai brand l’opportunità di parlare ad un pubblico più ampio che prima non avrebbero raggiunto o avrebbero raggiunto solo in parte”.

Quest’anno avete deciso di sposare il progetto Social Football Summit 2020 come media partner, l’unico evento italiano focalizzato sull’industria del calcio. È su questo ecosistema che mi volevo soffermare, secondo te il potenziale di marketing delle squadre di calcio in linea generale è ancora inespresso?

“Si, siamo stati media partner del Social Football Summit già in occasione della prima edizione e siamo molto contenti di esserlo anche quest’anno. Concordo che sia l’evento più rilevante dedicato alla Football Industry in Italia, dove sappiamo il calcio è un fenomeno non solo sportivo e di massa, ma anche economico e di business. Internet e il digitale hanno cambiato il modo in cui i tifosi guardano e vivono lo sport.

I tifosi di oggi sono connessi, si aspettano di partecipare ed essere parte attiva, di avere esperienze coinvolgenti e personalizzate e per di più sono diventati dei veri e propri media quando postano sui propri profili social contenuti, foto, video della propria squadra del cuore. In questo contesto, le società sportive sono chiamate a riposizionarsi e diventare vere e proprie media company, che devono instaurare una relazione attiva con i propri tifosi attraverso contenuti, servizi, applicazioni mobili, format di intrattenimento. Un altro filone molto affascinante infatti è quello degli stadi “connessi” o digital arenas: l’Internet of Things, la realtà Virtuale e Aumentata, il 5G aprono a nuovi scenari di prodotto, eventi, esperienze interattive e immersive, dentro e fuori lo stadio.

C’è un potenziale ancora molto inespresso, siamo agli inizi. Iniziative come il Social Football Summit aiutano molto a focalizzare questi temi e queste opportunità in un contesto di sistema e aiutano ad accelerare il processo di digital transformation che anche lo sport è chiamato ad abbracciare”.

Secondo te, i club di calcio e le varie società sportive in futuro si apriranno alla collaborazione con player come Italiaonline per la produzione di contenuti, oppure andranno tutti verso la direzione di una Media House interna?

“Faccio una premessa: i contenuti rappresentano un elemento chiave per creare e rafforzare il legame con i propri clienti, follower e, nella fattispecie dei club calcistici, con i propri tifosi; ecco perché i club e le società sportive devono, a mio avviso, dotarsi di una content marketing strategy strutturata.

Detto questo: i due modelli per me non sono in antitesi, perché da una parte i club e le società calcistiche possono dotarsi di una media house interna per produrre contenuti esclusivi, dall’altra possono far leva e lavorare sempre più direttamente con premium publisher come Italiaonline, sia per la produzione di contenuti che per la loro distribuzione.

Il valore aggiunto che può portare un partner come Italiaonline è su più fronti: sul fronte della progettazione e produzione dei contenuti, perché con i brand lavoriamo in logica funnel, ossia strutturiamo percorsi che accompagnano l’utente in modo naturale attraverso le fasi di un processo di conversione e acquisto; sul fronte della distribuzione, perché distribuiamo i contenuti co-prodotti o prodotti dai brand nostri clienti in un ambiente premium e brand-safe con la possibilità di raggiungere un’audience vasta e profilata sui nostri portali e sulle nostre properties digitali; non ultimo, le più grandi aziende italiane sono clienti della nostra concessionaria e possiamo quindi aiutare i club a costruire una brand identity distintiva sul mercato”.

Domenico, ci racconti come è stato il tuo percorso formativo e professionale prima di arrivare a Italiaonline?

“Lavoro in Italiaonline da 20 anni, dopo una breve esperienza nella consulenza. Sono stati 20 anni molto intensi perché credo che abbiamo scritto un pezzo importante della storia di Internet in Italia. Vivere in prima linea tutte le tappe di questa storia è stato qualcosa di fantastico, oltre che un privilegio. Ricordo ancora il periodo in cui eravamo in Wind-Infostrada, poi lo spin-off da Wind e la fondazione di Libero srl e da lì l’acquisizione di Matrix/Virgilio e la fusione con Seat PagineGialle.

Ora stiamo entrando nel terzo decennio degli anni 2000 e il mondo del Publishing, del digital advertising e dell’ecommerce sono sempre più affascinanti, specializzati e ricchi di opportunità. Non vediamo l’ora di giocarci la partita: anche stavolta”.

Massimo-Magrì

Virtual Advertising nell’industria del calcio, intervista a Massimo Magrì di Supponor

Una tecnologia innovativa per il mondo dello sport, già adottata da diverse leghe top nel panorama sportivo

Il virtual advertising è una soluzione che consente di dare visibilità a più sponsor su uno spazio che tradizionalmente poteva essere venduto ad un unico brand, come nel caso dei led a bordo campo. Questa innovazione, oltre ad essere altamente tecnologica, è uno strumento per moltiplicare la monetizzazione di club e leghe. Poter mostrare una pubblicità diversa ed esporre un brand diverso nello stesso momento ma in paesi differenti, è una evoluzione che non avremmo mai potuto immaginare 10 anni fa. Ma i player che stanno utilizzando questa tecnologia in realtà, come nel caso spagnolo, lo stanno facendo già da diversi anni.

Il virtual advertising ovviamente richiede un importante investimento in tecnologia e ha bisogno di molte informazioni sulle specifiche audience regionali per mostrare una pubblicità in target e coerente al mercato domestico di riferimento.

Per parlare di questo argomento affascinante, abbiamo fatto una chiacchierata con Massimo Magrì, EU Commercial Director di Supponor, azienda londinese specializzata in questo tipo di pubblicità virtuale che da anni lavora nel mondo della Sports Industry.

Ciao Massimo, grazie per aver accettato l’invito. Ti chiederei subito ad oggi quali sono leghe, club e brand che stanno puntando sul virtual advertising?

Storicamente, LaLiga in Spagna è stata un pioniere con Supponor nell’esplorazione di questo nuovo strumento di marketing da oltre otto stagioni. Si noti che in Spagna hanno perfezionato questo strumento a tal punto da riuscire a consentire la distribuzione di fino a 11 segnali diversi per partita in regioni e paesi specifici.

Anche la Bundesliga in Germania deve essere considerata a tutti gli effetti un pioniere: hanno iniziato ad usare la nostra tecnologia tre anni fa per trasmettere in vari mercati internazionali.

Oltreoceano, anche la NHL e la NBA sono molto attive in questo settore. In effetti, hanno già avuto esperienze in onda nel 2016, 2019 e più recentemente durante gli eventi All Star nei mesi precedenti lo scoppio della pandemia, ed entrambe stanno esplorando modi per iniziare a distribuire queste soluzioni su ampia scala.

Il virtual advertising è una tecnologia che può diventare ulteriore fonte di monetizzazione per alcuni soggetti, ma quanto è effettivamente accessibile per club o leghe minori? Quali sono i punti deboli di questa tecnologia e i punti di forza?

Fino ad ora, i costi di gestione della tecnologia hanno rappresentato una barriera all’ingresso, riservandone l’utilizzo solo a premium rights holder. L’evoluzione che stiamo osservando, però, sta rendendo queste tecnologie sempre più accessibili al punto che ci aspettiamo possa diventare una commodity nei prossimi 12/18 mesi. Serve tuttavia un processo di maturazione sia sul versante tecnologico che sullo sfruttamento consapevole dei diritti di marketing.

L’uso della tecnologia consentirà ai titolari dei diritti non solo di aumentare le entrate derivanti dai diritti di marketing, ma anche di abilitare un canale di comunicazione più efficace e diretto con il loro pubblico di destinazione.

L’emergenza sanitaria ha rallentato in qualche modo il posizionamento e l’uso delle recenti tecnologie come realtà aumentata e virtuale nel calcio, oppure è stata una sorta di acceleratore?

È stato sicuramente un acceleratore. Come in quasi tutti i settori e le situazioni della vita quotidiana, la necessità affina l’ingegno.

L’attuale periodo di partite a porte chiuse ha costretto i club a fare i conti con significative perdite di entrate (i primi studi e ricerche hanno mostrato l’immenso impatto finanziario che la pandemia ha avuto sul settore sportivo, con i cinque grandi campionati europei di calcio che dovrebbero perdere fino a 4 miliardi di euro di ricavi nella sola stagione 2019-20) e un distacco forzato dai propri tifosi che non hanno potuto entrare nello stadio.

La tecnologia virtuale ha permesso, ad esempio, di coprire gli spalti vuoti con messaggi istituzionali o pubblicità (per compensare gli sponsor che non hanno avuto la possibilità di sfruttare tutte le potenzialità dei loro pacchetti sponsorship), di avvicinare i fan all’evento (social live streaming) e rendere gli stadi un po’ “meno vuoiti” in TV.

Questa scelta obbligata in molti casi ha portato i club ad affacciarsi per la prima volta all’utilizzo delle tecnologie virtuali, familiarizzare con esse e capire come in futuro potranno essere parte integrante della loro offerta commerciale.

Hai lavorato al fianco di professionisti che si occupavano della commercializzazione dei diritti tv e di questo settore più in generale. Secondo te come possono rendere meno obsoleto il proprio modello di business alcuni club di calcio oggi? E la ripartizione dei diritti tv è effettivamente così sbilanciata in Italia?

L’utilizzo della pubblicità virtuale è sicuramente lo strumento più innovativo che l’industria del marketing sportivo ha integrato da qualche anno a questa parte. Come detto, stiamo vivendo un momento di transizione molto importante da questo punto di vista: il passaggio da una comunicazione globale uguale per tutti, a una comunicazione sempre più personalizzata indirizzata in modo più specifico. Questo, oltre a generare entrate aggiuntive, renderà i messaggi più rilevanti per i consumatori e gli investimenti pubblicitari più accessibili per i marchi regionali più piccoli.

Ci sono altre novità o tecnologie che stravolgeranno nel medio termine il mondo dell’advertising nella Football Industry?

La prossima frontiera sarà sicuramente quella della pubblicità profilata sul singolo utente: due persone sedute fianco a fianco in metropolitana a guardare lo stesso evento sportivo avranno sui tabelloni pubblicità differenti, più specifiche e attinenti ai propri gusti e interessi.

Sembra fantascienza, ma in realtà non lo è. Potremmo non rendercene conto, ma quando guardiamo un video su varie piattaforme social, è una situazione che accade già.

Sei approdato in SUPPONOR di recente. Come ci si avvicina da professionista al mondo del virtual advertising, e quindi quali sono le competenze e l’approccio che uno che vuole fare il tuo mestiere deve avere?

Prima di entrare a far parte di Supponor, che è un’azienda tecnologica, ho trascorso 14 anni presso un’agenzia leader a livello mondiale per i diritti media e marketing, specializzata in eventi sportivi. Il ruolo dell’agenzia è fondamentale perché opera proprio al centro di un ecosistema fatto di rights holder (società e federazioni sportive), sponsor (che sono considerati gli investitori) e fornitori di innovazione tecnologica che forniscono strumenti per massimizzare i ricavi.

Questo mi ha permesso di apprendere da un lato cosa chiedono i brand che vogliono investire in eventi sportivi, e dall’altro cosa offrire ai titolari dei diritti per soddisfare le esigenze dei brand. Questo si sta rivelando fondamentale nel mio nuovo ruolo in Supponor per guidare l’innovazione tecnologica nella giusta direzione per essere funzionale ai vari attori del mercato.

Grazie mille per l’intervista Massimo, molto interessante. Ci vediamo al prossimo appuntamento!

Con la terza giornata si conclude il Social Football Summit 2020

Dopo 18 panel in cui si è discusso di tutte le tematiche più rappresentative per il futuro dell’industria del calcio, insieme a 65 top speaker esperti del settore. Un evento che ha raggiunto i quasi 5.000 visitatori e 1.800 utenti unici sul sito della piattaforma che ospitava l’evento.

Sono questi i numeri del Social Football Summit 2020, l’unico evento italiano dedicato alla Football Industry con ospiti internazionali. Anche per questa edizione interamente online hanno partecipato i club, leghe e federazioni più importanti nell’ecosistema del calcio mondiale.

Nell’ultima giornata di lavori spazio al futuro dell’innovazione come sempre, con un panel in cui hanno partecipato Lorenzo Dallari, direttore editoriale di Lega Serie A, Javier Tebas, il presidente de LaLiga, poi il Direttore Generale divisione IT di Almaviva Antonio Amati, il Sottosegretario allo Sviluppo Economico del MISE Gian Paolo Manzella e Luca Pardo, il fondatore dello Studio Legale Ontier.

A seguire internazionalizzazione dei club di calcio in Asia con il Cagliari Calcio rappresentato da Claudia Balu, il Borussia Dortmund con Suresh Letchmanan, il Valencia rappresentato da Fabio Fusco, insieme a Cesare Polenghi, il CEO di Ganassa.

Di social media, engagement e storie (e stories) nel calcio si è parlato nella parte centrale della giornata, da una parte col panel in cui hanno partecipato i giornalisti Lele Adani, Pierluigi Pardo e Kike Levy di Facebook, con la moderazione di Damiano Cori di Social Media Soccer, dall’altra con un panel in cui hanno partecipato Roberto Monzani di Inter Media House e Mafalda Monteiro dello Sporting Lisbona, con la moderazione di Emanuela Perinetti di Sport Dots.

Nel finale invece focus su Pr e comunicazione nel calcio con Stefano Marchesi (pr manager di Lukaku e Mourinho tra i tanti) e Pedro Pinto, oggi CEO di Empower Sport (ex Eleven Sports e UEFA), con la moderazione di Luigi Di Maso di Social Media Soccer. Finale col botto insieme al CT della Nazionale italiana Roberto Mancini, Giovanni Sacripante di FIGC, Paolo La Placa di Puma e Massimo Caputi, tutti insieme per parlare del Rinascimento Azzurro.

Il Social Football Summit termina dopo 3 giorni così ma rimanda l’invito all’appuntamento della prossima settimana, ovvero l’eSports Summit del 23 e 24 novembre, evento dedicato all’industria esports organizzato sempre dal team di Social Media Soccer ma verticale al mondo dei videogiochi elettronici da competizione. Per il “tradizionale” Social Football Summit l’appuntamento invece è al 2021 per la versione offline dell’evento.

Mancini: “Era il momento giusto per cambiare, ci abbiamo creduto. Nel dare fiducia ai giovani ci si guadagna sempre.”

Con l’avvento di Roberto Mancini come CT della Nazionale Italiana, nel maggio 2018, è iniziato concretamente un nuovo corso che ha l’obiettivo di lanciare e valorizzare una nuova generazione di talenti azzurri.

Le vicende di campo si inseriscono in un new concept, come definito da FIGC e Puma, che ha nella maglia la sua espressione immediata ma che si estende nell’area marketing e comunicazione, oltre che veicolare un concetto di responsabilità sociale.

Una nuova idea, una nuova generazione, una nuova strategia raccontata nel panel che chiude il Social Football Summit 2020 Protagonisti del panel sono il CT Roberto Mancini, Paolo La Placa (Team Head Partnership Management di Puma) e Giovanni Sacripante (Head of Marketing & Digital Contents FIGC), con il giornalista sportivo Massimo Caputi a moderare gli interventi.

Si parla di una vera e propria rinascita – dice Caputi –  Una nuova prospettiva del calcio italiano supportata dalle grandi prestazioni della squadra di Roberto Mancini, che ha riavvicinato i tifosi attraverso le vittorie e la fiducia nei confronti di giovani talenti“.

Una dimensione differente rispetto al passato, come conferma G. Sacripante, FIGC: “Dopo la mancata qualificazione al Mondiale 2018, abbiamo pensato ad un riposizionamento netto del calcio italiano, creando un punto di rottura con il passato, salvaguardando, comunque, la storia e la tradizione. Questa nuova prospettiva si esprime attraverso la nuova maglia, una maglia che racconta il cambiamento in atto. Una scelta coraggiosa che ci ha portato a rivolgerci alle nuove generazioni di tifosi, che offre una nuova immagine della FIGC e della Nazionale di calcio italiana“.

Un concetto di unicità espresso nelle parole di Paolo La Placa di Puma: “La Nazionale italiana è qualcosa di unico. Unica nei valori che esprime, nel senso di appartenenza. Il calcio è uno stile di vita, è una questione di cultura e tradizione di un Paese. Queste sono le basi sulle quali abbiamo creato la nuova maglia“.

Chiude il panel il CT Roberto Mancini, che esprime tutta la sua soddisfazione per il percorso, questo Rinascimento Azzurro, effettuato sin qui: “Quando siamo arrivati la situazione non era sicuramente facile, ma ci abbiamo creduto sin da subito. Abbiamo voluto chiamare giocatori giovani e di qualità. Era il momento giusto per cambiare, per dare fiducia ai ragazzi e costruire un nuovo percorso. Il gruppo è solido e compatto, ha fatto qualcosa di straordinario e speriamo di proseguire su questa strada“.

Una corretta comunicazione può definire il confine tra vittoria e sconfitta

La gestione delle PR e della comunicazione di calciatori e allenatori rappresenta un asset dal quale non è più possibile prescindere

Gli interventi di questo panel sono moderati da Luigi Di Maso, Responsabile Editoriale Social Media Soccer. Il tema di discussione riguarda come, nel nuovo contesto, calciatori e allenatori comunicano online affidandosi a professionisti del settore.

Noi professionisti della comunicazione e del PR non dobbiamo convincere nessuno. La domanda va stimolata adeguatamente in modo da far emergere una necessità e spingere la persona interessata ad agire affinchè si compia uno step ulteriore per gestire in maniera più dettagliata. I media main stream restano in cima ai mezzi di comunicazione ad alto contenuto mediatico. Quindi tutte quelle referenze che vengono dall’esterno, mentre i social media sono molto autoreferenziali. Un mix di questi due mondi è perfetto per trovare un giusto modo di veicolare la nostra immagine“, spiega Stefano Marchesi, Football PR Specialist PRiSM | Elite Football PR

A tal riguardo interviene anche Pedro Pinto, Founder and CEO Empower Sports, che spiega come “sia necessario trovare un mix tra qualità e quantità, oltre ad aiutare la nostra audience a capire cosa è verità e cosa è speculazione. Per questo cerchiamo di fare in modo che i nostri clienti parlino con mezzi di comunicazione che siano credibili e riconosciuti, e che le dichiarazioni siano veicolate nel modo giusto riuscendo a bilanciare i vari canali di comunicazione“.

In questo contesto nascono anche nuove figure professionali e la domanda è: conviene essere una figura versatile o specializzata?

Gli staff tecnici oggi si arricchiscono – dice Marchesi – di sempre più figure altamente specializzate. La linea che separa la vittoria dalla sconfitta presuppone una cura dei dettagli in campo che può essere assimilabile alla cura della comunicazione. Oggi comunicare in un certo modo prima di una partita può definire il confine tra la vittoria e la sconfitta. Per questo credo che il futuro sia la specializzazione: non solo nella comunicazione del calcio ma anche in tutti gli altri settori. La cura della comunicazione, inoltre, è un beneficio anche per i club per i quali un giocatore o tecnico è tesserato“.

Un tema molto importante è quello della fiducia. Un concetto che diventa fondamentale per svolgere un lavoro che sia produttivo e longevo.

Il concetto della fiducia è importante anche tra chi si occupa di questo mestiere e l’assistito di riferimento. Alla base di tutto c’è sempre la relazione umana, a prescindere dalla relazione economica. Ci deve essere empatia, sintonia e comunione di intenti“, dice Marchesi.

Il lavoro deve essere sicuro e credibile, soprattutto per ricevere la fiducia con l’audience di riferimento e i media. La fiducia – continua Pinto – va anche di pari passo con il curriculum. E oggi, la mia esperienza professionale, è praticamente un asset. L’intenzione di chi si occupa di gestione PR come noi è dare un beneficio, tangibile o intangibile, al cliente finale. Il fattore chiave è la trasparenza e questo si traduce in un fiducia professionale.Aggiungo una parola che per me è fondamentale che è responsabilità. Oggi un messaggio social, con il quale un giocatore comunica al mondo, può influire addirittura su un trasferimento

Un consiglio per i giovani talenti emergenti e per chi si affaccia a questo mondo?

“Studiare e osservare l’ambiente è fondamentale. Fare comunicazione nel mondo del calcio non è lo stesso di farla in altri settori perchè il contesto è in continuo movimento e mutamento. L’osservazione e la capacità di prevenire i problemi è essenziale per rispondere a tutti gli impulsi esterni, in modo da farsi trovare sempre pronti”, conclude Marchesi.