Italiaonline è una realtà ormai consolidata da anni nel mondo dell’editoria digitale essendo proprietaria di Virgilio, Libero, PagineGialle e PagineBianche e dell’advertising, per offrire le soluzioni ideali alle aziende italiane.

Italiaonline, attraverso il verticale Virgilio Sport ha deciso di investire da quest’anno nel Social Football Summit, attivando la media partnership per l’ultima edizione online tenutasi a novembre.

Abbiamo deciso dopo l’evento di fare una chiacchierata con Domenico Pascuzzi, Marketing Director Publishing di Italiaonline.

Ciao Domenico, grazie per aver accettato l’invito. Iniziamo chiedendoti com’è cambiato il mondo del marketing, prima di essere “travolto” dall’avvento dei nuovi media e quindi durante questo periodo di trasformazione digitale? Qual è il più grande cambiamento in tema marketing che hai notato negli ultimi 15-20 anni?

“Senza dubbio, l’avvento del digitale e l’esplosione del mobile hanno cambiato radicalmente ogni aspetto delle nostre vite, il modo in cui comunichiamo e lavoriamo, acquistiamo prodotti e servizi di vario tipo, gestiamo le nostre finanze e il nostro tempo libero. Di conseguenza, è cambiato il modo di fare marketing, verso un’ottica sempre più connessa, esperenziale e omni-channel. La customer journey degli utenti, infatti, non è più lineare, ma frammentata in tanti micro-momenti e si sviluppa tipicamente su diversi touch-point sia fisici che digitali.

La grossa sfida per i brand e per chi fa marketing oggi è quella di essere presenti e rilevanti durante questi micro-momenti, entrare in connessione empatica e stabilire una relazione attiva con le persone. Il presupposto per affrontare questa sfida è un profondo cambio di paradigma delle aziende, che devono mettere l’utente e la customer experience al centro della loro visione strategica e di prodotto”.

Come sono cambiate le regole del mercato invece in quest’anno? Con particolare riferimento al fatto che tutti gli eventi e le occasioni di marketing si sono spostate online?

“Siamo entrati in una dimensione nuova, il cosiddetto new normal, in cui il terreno di gioco e le regole del marketing sono diverse rispetto al passato. I brand di conseguenza sono stati chiamati ad aggiornare il proprio approccio strategico al mercato per gestire questa forte discontinuità storica, con nuovi assetti operativi, nuovi modelli di business, nuovi canali distributivi. Indubbiamente, tutto il filone degli eventi online e, aggiungo, della realtà virtuale ha conosciuto una fortissima accelerazione e un elemento di forte disruption e innovazione per molti settori, dall’intrattenimento alla didattica, dal turismo all’automotive.

Questo non vuol dire che l’esperienza fisica sia superata e soppiantata, ma la possibilità di poter utilizzare il canale online apre ai consumatori un’offerta di prodotti e servizi molto più ricca e interattiva rispetto al passato, e apre ai brand l’opportunità di parlare ad un pubblico più ampio che prima non avrebbero raggiunto o avrebbero raggiunto solo in parte”.

Quest’anno avete deciso di sposare il progetto Social Football Summit 2020 come media partner, l’unico evento italiano focalizzato sull’industria del calcio. È su questo ecosistema che mi volevo soffermare, secondo te il potenziale di marketing delle squadre di calcio in linea generale è ancora inespresso?

“Si, siamo stati media partner del Social Football Summit già in occasione della prima edizione e siamo molto contenti di esserlo anche quest’anno. Concordo che sia l’evento più rilevante dedicato alla Football Industry in Italia, dove sappiamo il calcio è un fenomeno non solo sportivo e di massa, ma anche economico e di business. Internet e il digitale hanno cambiato il modo in cui i tifosi guardano e vivono lo sport.

I tifosi di oggi sono connessi, si aspettano di partecipare ed essere parte attiva, di avere esperienze coinvolgenti e personalizzate e per di più sono diventati dei veri e propri media quando postano sui propri profili social contenuti, foto, video della propria squadra del cuore. In questo contesto, le società sportive sono chiamate a riposizionarsi e diventare vere e proprie media company, che devono instaurare una relazione attiva con i propri tifosi attraverso contenuti, servizi, applicazioni mobili, format di intrattenimento. Un altro filone molto affascinante infatti è quello degli stadi “connessi” o digital arenas: l’Internet of Things, la realtà Virtuale e Aumentata, il 5G aprono a nuovi scenari di prodotto, eventi, esperienze interattive e immersive, dentro e fuori lo stadio.

C’è un potenziale ancora molto inespresso, siamo agli inizi. Iniziative come il Social Football Summit aiutano molto a focalizzare questi temi e queste opportunità in un contesto di sistema e aiutano ad accelerare il processo di digital transformation che anche lo sport è chiamato ad abbracciare”.

Secondo te, i club di calcio e le varie società sportive in futuro si apriranno alla collaborazione con player come Italiaonline per la produzione di contenuti, oppure andranno tutti verso la direzione di una Media House interna?

“Faccio una premessa: i contenuti rappresentano un elemento chiave per creare e rafforzare il legame con i propri clienti, follower e, nella fattispecie dei club calcistici, con i propri tifosi; ecco perché i club e le società sportive devono, a mio avviso, dotarsi di una content marketing strategy strutturata.

Detto questo: i due modelli per me non sono in antitesi, perché da una parte i club e le società calcistiche possono dotarsi di una media house interna per produrre contenuti esclusivi, dall’altra possono far leva e lavorare sempre più direttamente con premium publisher come Italiaonline, sia per la produzione di contenuti che per la loro distribuzione.

Il valore aggiunto che può portare un partner come Italiaonline è su più fronti: sul fronte della progettazione e produzione dei contenuti, perché con i brand lavoriamo in logica funnel, ossia strutturiamo percorsi che accompagnano l’utente in modo naturale attraverso le fasi di un processo di conversione e acquisto; sul fronte della distribuzione, perché distribuiamo i contenuti co-prodotti o prodotti dai brand nostri clienti in un ambiente premium e brand-safe con la possibilità di raggiungere un’audience vasta e profilata sui nostri portali e sulle nostre properties digitali; non ultimo, le più grandi aziende italiane sono clienti della nostra concessionaria e possiamo quindi aiutare i club a costruire una brand identity distintiva sul mercato”.

Domenico, ci racconti come è stato il tuo percorso formativo e professionale prima di arrivare a Italiaonline?

“Lavoro in Italiaonline da 20 anni, dopo una breve esperienza nella consulenza. Sono stati 20 anni molto intensi perché credo che abbiamo scritto un pezzo importante della storia di Internet in Italia. Vivere in prima linea tutte le tappe di questa storia è stato qualcosa di fantastico, oltre che un privilegio. Ricordo ancora il periodo in cui eravamo in Wind-Infostrada, poi lo spin-off da Wind e la fondazione di Libero srl e da lì l’acquisizione di Matrix/Virgilio e la fusione con Seat PagineGialle.

Ora stiamo entrando nel terzo decennio degli anni 2000 e il mondo del Publishing, del digital advertising e dell’ecommerce sono sempre più affascinanti, specializzati e ricchi di opportunità. Non vediamo l’ora di giocarci la partita: anche stavolta”.