Grazie a Tutti Social Football Summit 2018

Social Football Summit: la costruzione di un evento

“La cooperazione si basa sulla profonda convinzione che nessuno riesca ad arrivare alla meta se non ci arrivano tutti”.

Questa massima di Virginia Burden ha fatto scattare in redazione la voglia di parlare, oltre che degli speaker che animeranno il Social Football Summit, anche delle professionalità che muovono i fili di un evento con i loro talenti e competenze.

In questo momento ci sono più di venti persone che parlano contemporaneamente, grafiche da definire, Facebook requirements da rispettare, contenuti da caricare, transfer da definire e altre n declinazioni della lista “da fare” che compone i passi dell’organizzazione di evento.

Abbiamo quindi iniziato ad inspirare ed espirare profondamente e abbiamo deciso di prenderci un attimo per presentarvi chi siamo.
Per rimanere in tema Social Football Summit, siamo una squadra. Ognuno ha il suo ruolo, anche se non mancano fantasisti e portieri esuberanti che segnano oltre il 90°.

Questo ambizioso progetto nasce dalla verve creativa di Gianfilippo Valentini, esperto di marketing territoriale con la passione per il calcio che ha fondato Go Project srl 16 anni fa. L’incontro e la collaborazione con il guru dell’IT Andrea Basile ha fatto nascere la piattaforma di aggregazione dati Social Media Soccer.

L’ingresso in azienda di Massimo Tucci, organizzatore di eventi old school (con una very young mind) ha portato all’idea di un evento per far confrontare professionisti del digital sui temi legati all’innovazione e al calcio. È nata così la prima edizione del Social Football Summit, che ha richiamato l’attenzione di molti professionisti del digital e appassionati, coordinati in loco dalla nostra collaboratrice, l’event planner Erinda Gorenca.

Prima di incontrarsi al Summit, molte mani si affaccendano per scolpire il viso di quella che sarà la presentazione dell’evento al pubblico. Alessandro delli Carri ha curato la veste grafica e immagine coordinata dei materiali, con l’immancabile supporto e dell’Head of Design Francesco D’Andrea e Chiara Passerotti, che con le sue animazioni e grafiche sfida ogni giorno le dure leggi della percentuale di testo delle sponsorizzate di Facebook. A supporto del team, la new entry Elisa Padroni.

Il lavoro di produzione e promozione dei contenuti è appannaggio del reparto comunicazione: il reparto che, per intenderci, fa ancora fatica a spiegare alla propria nonna cosa faccia esattamente per pagarsi casa.

Sotto la supervisione di Luca Pelini si muove un nutrito gruppo di competenze che lavora per far conoscere e raccontare il Summit.
Se ultimamente avete visitato il sito web del Social Football Summit e adesso non fate altro che vedere pubblicità dell’evento, la colpa è di Chiara Afeltra, che si occupa delle strategie di promozione dell’evento; il sito e il piano editoriale sono stati pazientemente popolati da Margherita Romaniello, Social Media Manager con molti talenti. La costruzione del sito web è anche opera di Alessio Canichella, cintura nera di caricamento contenuti e vera e propria miniera di citazioni e curiosità. Luca Santachiara del reparto IT si è occupato della migrazione delle piattaforme ed ha assicurato il corretto funzionamento delle newsletter che vi sono arrivate.  Il popolamento del blog si deve al responsabile editoriale di Social Media Soccer, Luigi Di Maso. Infine, Damiano Cori si è occupato della parte di Business Development dell’evento.

Il 20 e 21 novembre le sale dell’Olimpico accoglieranno professionisti ed esperti di innovazione e digital, che saliranno sul palco per condividere le loro conoscenze e i loro stimoli. Prima di questo, però, ci tenevamo a mettere sul palco un team che lavora a questo progetto con impegno 365 giorni l’anno.

Venite a conoscerci e a scoprire cosa vuol dire parlare di innovazione nella football industry al Social Football Summit.

Verso il Social Football Summit: intervista a Massimo Caputi

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.

Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.

Abbiamo chiacchierato con Massimo Caputi, responsabile redazione sportiva Il Messaggero, impegnato nel panel “Il grande romanzo del calcio”.

L’Intervista a Massimo Caputi

Il nome Massimo Caputi è evocativo per molte generazioni, per alcune vuol dire anche Fifa, il videogioco che oggi vuol dire E sport. Sei il testimone di un cambiamento rivoluzionario sempre con una costante, il calcio. Qual è la tua visione della moderna industria del calcio?
Sono cambiate tante cose, con mutamenti radicali per tutti i soggetti coinvolti (giocatori, club, media, giornalisti, tifosi), primo fra tutti il passaggio dall’analogico al digitale. Il calcio è un industria in continua evoluzione tecnica, tattica, commerciale, organizzativa ed economica. Non tutti viaggiano alla stessa velocità, le differenze sono marcate soprattutto dalla forza economica dei club e dei vari paesi. In parte è sempre stato così, ora però le diversità sono più evidenti. Per come si sta muovendo, il rischio è di avere un’élite sempre più ricca e distante da tutto il resto.

Secondo te l’industria che ruota attorno al mondo esport è un limite per la passione del calcio da stadio o un modo interessante per intercettare le nuove generazioni?
Non credo affatto sia un limite, può certamente intercettare nuove generazioni a patto che il calcio giocato sappia coinvolgerle in modo attraente in linea con il loro modo di essere e di pensare.

Hai lanciato da tempo l’operazione Cronista Digitale. Cosa diresti ai giornalisti che vedono la trasformazione digitale della professione come una minaccia? 
Credo che per i giornalisti sia impossibile ignorare il digitale. La professione è profondamente mutata: adeguarsi è un dovere, oltre che una necessità.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019. 

Comprensione, aggiornamento e confronto.

Grazie Massimo, ci vediamo al #SFSRoma2019

Verso il Social Football Summit: intervista a Lorenzo Libutti

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.

Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.

Abbiamo chiacchierato con Lorenzo Libutti, Football Commercial Manager, impegnato nel panel “Football Players: commercial and community management and influencer marketing”.

 

L’Intervista a Lorenzo Libutti

Quali sono le qualità di calciatori e allenatori che facilitano il rapporto in un lavoro come il tuo?
Qualità umane. Non penso ci siano delle particolari qualità che aiutino a facilitare certe situazioni. Penso che bisogna vederli come persone prima e calciatori/allenatori dopo, questo è il “segreto”.
Ognuno è una persona diversa e bisogna capirla individualmente per riuscire a ottenere il massimo da loro. Ovviamente conoscere le loro lingue, il loro background e la loro cultura da un contributo importante per farti partire con il piede giusto.

Quali sono le difficoltà più frequenti quando organizzate un’attività di promozione con giocatori o ambassador? E quali sono i fattori esterni che possono provocare un danno alla reputazione del club?
Le difficoltà più frequenti arrivano sempre da fattori esterni a giocatore o ambassador. Una difficoltà può arrivare, ad esempio, dallo schedule di allenamento dell’allenatore, questo può essere imprevedibile e cambiare all’ultimo minuto. Ovviamente anche l’aspetto medico gioca un ruolo cruciale, quindi è fondamentale essere a stretto contatto non solo con il giocatore ma anche con il dipartimento medico. Ovviamente queste difficoltà non esistono con gli ambassador.

Inoltre, è importante far capire alle persone del settore marketing o di sponsorizzazione che ogni giocatore/ambassador è diverso dall’altro, quindi alcuni sono più adatti per determinate attività e altri per attività di altro tipo. È inoltre fondamentale rispettare sempre il limite di tempo prestabilito per mantenere la relazione con i giocatori nel miglior modo possibile.

Se si organizza bene e in modo approfondito tutti i dettagli prima delle attività, non ci sono fattori esterni che possano provocare danni alla reputazione del club.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019. 

Oppurtinità di conoscere nuovi colleghi che fanno parte di questo mondo.

Imparare dalla loro esperienza.

Partecipare a un bellissimo evento, organizzato alla perfezione e che mi dà l’opportunità di visitare la città dove sono nato e ho trascorso 4 anni della mia vita.

Grazie Lorenzo, ci vediamo al #SFSRoma2019!

Verso il Social Football Summit: intervista a Giuliano Giorgetti

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.

Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.

Abbiamo chiacchierato con Giuliano Giorgetti, Senior Content e Digital strategy advisor Fifa, impegnato nel panel “Inside Fifa”.

L’Intervista a Giuliano Giorgetti

Sei uno dei primi testimoni creativi della media house nel calcio. Pensi che questo tipo di organizzazione sia la strada da percorrere per i club o ci sono altre possibilità per rendersi ugualmente competitivi?
Penso sia importante prendere coscienza di un momento di cambiamento nelle logiche di gestione di un Club. Inizialmente avevo immaginato la media house come un’area dedicata al cambiamento (poi identificato con la parola digital) all’interno dell’azienda che si occupasse di trasformazione in termini di contenuti, di tecnologia di modelli di business. Chi si occupa di questa materia deve avere una conoscenza su più argomenti da quelli più tecnici come il CRM o la produzione di contenuti, a quelli più strategici come il posizionamento del brand o la gestione dei media rights. Penso sia questa curiosità, questa attitudine che possa mantenere le aziende competitive. Diventa poi difficile riuscire a trovare modelli organizzativi che rendano efficiente questa “curiosità”.

Metabolizzata la fase di “industria di intrattenimento” per le grandi squadre di calcio, quale sarà il prossimo step della trasformazione?
Ho sentito parlare di industria di intrattenimento per la prima volta dal Sig. Galliani, durante la conferenza stampa di presentazione dell’accordo Warner Bros – Milan nel 2005. Penso che identificare il prossimo trend è sempre difficile, a mio parere in Italia non abbiamo ancora capito la potenzialità della gestione del dato. Il valore aggiunto dei brand passionali è nella capacità di creare community e tribù non solo a livello locale. Utilizzare tecniche di profilazione per riempire lo stadio è sicuramente importante ma i Club internazionali devono spingere questo concetto anche nei format di sponsorizzazione.

Cosa può voler dire costruire un’esperienza personalizzata per i fan, attraverso i canali digital, per un soggetto come la Fifa?
Questa domanda è molto complessa, FIFA non è un Club e non ha una frequenza di eventi settimanale ma ha diversi “prodotti/tornei” che per loro definizione attirano target differenti e diversi (a volte sovrapposti). Con una chiara content strategy e con una chiara presenza di Marca nel panorama social si possono sviluppare comunicazioni sempre più mirate a cluster dedicati.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019. 

Tornare in Italia, a Roma in particolare, è sempre positivo.

È l’evento che si sta affermando nel panorama italiano come quello di riferimento per digital e trasformazione.

Rivedere tanti amici e mantenere le relazioni con il network.

Ottimo Giuliano, ci vediamo al #SFSRoma2019!

Verso il Social Football Summit: intervista a Paolo Cisaria

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.
Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.
Abbiamo chiacchierato con Paolo Cisaria, CEO di Mkers, impegnato nel panel “esports: nuove opportunità di business”.

L’Intervista a Paolo Cisaria

Nel 2017 nasce il team Mkers. Ci racconti com’è nata l’idea e perché avete deciso di puntare sul mercato esport?
L’idea è nata studiando alcuni trend dell’industria sportiva. In quel periodo ero un consulente esterno per la Lega B e mi stavo interessando molto allo Sport Digital Marketing ed a tutte le sue sfaccettature.
Indubbiamente una delle tendenze più interessanti di cui si iniziavano ad avere i primi dati di crescita a due cifre era proprio il segmento esport. L’ho proposto come opportunità a Daniele Ballini, uno dei miei soci che presto mi ha messo in contatto con gli altri due co-founder Thomas De Gasperi ed Amir Hajar i quali hanno apportato la parte di know-how legato al Gaming ed alle Community che ruotano attorno. Da questa strana fusione di esperienze in settori Digital e Gaming ma anche all’esperienza di Thomas nella creazione e gestione di un personaggio pubblico è nata Mkers.
La differenza l’ha fatta pochi mesi dopo la fiducia accordataci da Massimo Levantini, senza il quale a mio personale parere oggi non staremmo qui a parlare.

Quant’è importante in un team esport, oltre ad avere grandi players, curare l’aspetto di content curation e digital marketing?
È importante tanto quanto lo è per ogni Azienda che si occupa di Social Media content delivery o che comunque fa dei propri canali social il canale di contatto con la propria Fanbase/audience/clientela.
L’esperienza estera ci insegna come non si possa essere un grande team senza una adeguata divisione digital, preposta alla produzione e post-produzione e analisi dei contenuti pubblicati sulle diverse properties digitali.

I pro-players potranno vestire in futuro anche i panni degli influencer? O in un certo senso lo sono già?
Senza dubbio alcuni lo sono già, e le ricerche di mercato indicano che lo saranno sempre più. Non è facile trovare un pro-player che sia anche un buon comunicatore ma le cose stanno progressivamente migliorando. Sono certo che per il futuro molti creators convergeranno all’interno di un team, poiché a crescere sarà sempre più la lovemark verso il team stesso.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019.
Innovazione. Ho assistito da spettatore lo scorso anno ed ho percepito da parte dell’organizzazione la voglia di proporre qualcosa di diverso.
Visibilità. Una grande opportunità per raccontare cosa sia Mkers e quanto stiamo facendo nel settore esport.
Networking. Una fonte inesauribile di contatti con cui creare nuove opportunità di collaborazione.

Ottimo Paolo, ci vediamo al #SFSRoma2019!

Verso il Social Football Summit: intervista a Ivan Ortenzi e Nicola Puglisi

Manca poco all’edizione 2019 del Social Football Summit, unico evento italiano dedicato alle dinamiche del
marketing, del social media communication e dell’innovazione del modello di business del prodotto Calcio di
cui Bip è Innovation Partner per il secondo anno consecutivo. Intervistiamo i colleghi di Bip artefici di questa
collaborazione, Ivan Ortenzi e Nicola Puglisi, che hanno curato la progettazione dell’Innovation Stage.

L’Intervista a Ivan Ortenzi e Nicola Puglisi

Ivan, da sempre supporti le aziende per interpretare le innovazioni del mercato e cambiare il loro
modello di business. Lo sviluppo tecnologico sta veramente cambiando il calcio? Quali aree sono
interessate e come?

La risposta è Sì. E c’è una data ben precisa che potrebbe rappresentare una svolta verso il “prodotto calcio”: il 2024. Ma questo non è l’unico trend dirompente che il calcio sta affrontando e che non possiamo ignorare. Per esempio il VAR è sicuramente uno dei processi di “Digital Transformation” del modello di business del calcio che testimonia un nuovo approccio alla tecnologia nel mondo del calcio. È ipotizzabile pensare che la tecnologia progressivamente stia “uberizzando” il contenuto video disarticolando le catene distributive del prodotto, così da richiedere alle aziende di questa industria di estere il modello di business passando attraverso nuovi segmenti verticali, esempio fashion o retail, o nuovi segmenti orizzontali, calcio femminile, altri mercati o gli-esports. 
La tecnologia disintermedia anche le tradizionali catene del valore modificando il rapporto tra domanda e offerta. Basta chiedere ai giovani appassionati di calcio e di sport le loro preferenze e la risposta sarebbe articolata tra sport analogico e E-Sport con buona luce per V-gamer estendendo il concetto di competizione e  di interpreti della competizione. La costruzione di una vera e nuova tribù di tifosi distribuita nello spazio digitale e non solo fisico.
Per poter vincere questa sfida le aziende del settore, le squadre devono ragionare e considerarsi non più come aziende del settore dell’intrattenimento sportivo ma come delle “Extended Experience Company” con nuove aree di attività, di business e di innovazione dello stesso modello di business.

Per il secondo anno consecutivo Bip è Innovation Partner del Social Football Summit. Nicola, quali sono i
vostri obiettivi?
Essere “on the edge” fa parte del DNA di Bip e per questo non potevamo che supportare un’iniziativa di frontiera come il Social Football Summit fin dalle sue origini. Essere parte di questo progetto significa essere presenti e contribuire ad aumentare le opportunità di crescita di un mercato ad altissimo potenziale grazie alla nostra expertise. Un valore che la società Social Media Soccer ha riconosciuto affidandoci questo ruolo di partner strategico con un focus sui temi di innovazione.
Il nostro obiettivo è da sempre quello di delineare le nuove traiettorie di evoluzione dei modelli di business e supportare le aziende che in questo processo sono i giocatori in campo. Lo abbiamo fatto nell’edizione 2018 con il keynote di Ivan Ortenzi sull’innovazione del BM del calcio e nuovamente quest’anno per progettare un intero stage dedicato: l’Innovation Football Summit.
Ma c’è anche una visione che accomuna le nostre due realtà e cioè l’idea di costruire un evento che parlasse al mondo del calcio con un punto di vista strategico, innovativo, con l’obiettivo di renderlo un punto di riferimento sul panorama mondiale al pari del SoccerX di Miami e del World Football Summit di Madrid.

Nicola, secondo te le società di calcio come possono sfruttare le competenze di una società di consulenza
come BIP nel processo di digital change?

I club sportivi e tutte le società che orbitano nel settore del calcio professionistico hanno a loro disposizione molte opportunità di estensione e innovazione del proprio modello di business. 
Per fare questo e per gestire questi nuovi processi sono però richieste competenze altamente specifiche oltre che una visione più ampia al mercato e ai consumatori-tifosi. Penso ad esempio ai temi di raccolta e gestione dei dati in tutte le fasi, preparazione – partita – engagement, che comportano nuove infrastrutture tecnologiche, nuovi modelli di cybersecurity, in particolare per le società quotate che dovranno integrare strategie di brand protection e brand reputation, ma anche nuove strategie di marketing innovativo per la gestione dei prodotti e servizi.
Essere stati riconfermati come Innovation Partner di questo evento testimonia il riconoscimento alla nostra società dell’autorevolezza su questo tema, risultato di più di due anni di lavoro insieme ad Ivan. Le società di calcio hanno bisogno di fare proprie le opportunità, ma anche le minacce, che le dinamiche digitali pongono nel settore, nella costruzione del vantaggio competitivo e nella definizione delle nuove strategie. Come spesso dice Ivan nelle sue docenze o eventi corporate, dobbiamo aiutarle a compiere la metamorfosi digitale, e per questo abbiamo lavorato, con anche il supporto della strategist Francesca Iannibelli, alla definizione strategica e l’approfondimento di questa industry in ogni sua dimensione, fisica e digitale. Elaborare e definire le caratteristiche e gli elementi delle strategie di marketing e di nuove aree di business sui nuovi canali e spazi come gli E-games, ridefinire l’esperienza allo stadio capitalizzando i dati per elaborare nuovi servizi e comprendere i nuovi canali di distribuzione dei contenuti.

Ivan, il tuo keynote di apertura si intitola “2030: Mondo Football” ma come cambierà questo sport nei
prossimi 10 anni e più? Quali saranno le prossime frontiere da raggiungere?
Una cosa è certa: le regole della sopravvivenza tra trasformazione e metamorfosi dei modelli di business valgono inevitabilmente anche per il calcio. Basti pensare che le tecnologie di robotizzazione, virtualizzazione e di gioco simulato un giorno potranno sostituire la forma umana del gioco del calcio o in alcune delle sue parti. Nel Regno Unito è stato già sperimentato l’utilizzo di Alexa allenatore in panchina per supportare le scelte sul cambio dei giocatori sulla base dell’analisi dei dati di gioco incrociati con quelli raccolti in fase di allenamento. Anche processi come la segnalazione del fuorigioco potranno facilmente essere sostituiti da telecamere che consentano ad un motore di IVS e machine learning di segnalare l’irregolarità, evitando in alcuni casi simpatiche dispute sportive.
Tutte queste dinamiche sono trainate da una logica. Una logica difficile da comprendere appieno da chi si definisce “tifoso”. E lo scrivo io che dall’età di 6 anni provo un amore viscerale, irrazionale e passionale per questo sport e per la mia squadra che non è solo del cuore ma pervade la vita quotidiana, un costante retropensiero. Ma come studioso e professionista dell’innovazione dei modelli di business devo obbligatoriamente astrarmi per poter valutare il prodotto calcio alla luce delle regole proprie del business e dell’evoluzione del suo modello. Ovvero fatturato, margine, quota di mercato, fidelizzazione, performance e ritorno per gli azionisti.
Le aziende del settore calcio sono caratterizzate da un fattore unico, il grado di ingaggio e di fedeltà dei tifosi.
La sfida è quella di sviluppare questo dato in quote di fidelizzazione e di esperienza non solo sportiva ma anche commerciale, valoriale, comunicazione e d’appartenenza. Ragionare quindi in termini di touchpoint, di tipologie di interazione, di iniziative specifiche e campagne di caring, cross e up selling, loyalty e profilazione. Rimarcando ancora una volta l’importanza della raccolta, gestione e utilizzo dei dati nelle differenti forme e fonti. Ho cercato di sintetizzare tutto questo in un #Hashtag : #ilcalciononesolounosport , sempre presente nei miei interventi divulgativi e formativi sulla materia innovazione nel mondo dello sport e in particolare nel calcio. Il calcio non può essere impermeabile ai cambiamenti esterni dei suoi consumatori e dei suoi competitor.

Max Sardella al Social Football Summit 2018

Verso il Social Football Summit: intervista a Max Sardella

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.

Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.

Abbiamo chiacchierato con Max Sardella, Influencer Sport Marketing Manager, impegnato nel panel Football Players: commercial and community management and influencer marketing.

L’Intervista a Max Sardella

Da calciatore social e calciatore che monetizza attraverso i suoi canali. Sapresti già dirci quale sarà il futuro della presenza digitale per atleti e allenatori?
Ne parlerò il 21, e introdurrò il tema: Calciatore Ricco vs Calciatore Povero. Il calciatore povero scambia il tuo tempo per denaro. Il calciatore ricco fa in modo che il denaro lavori per lui. La vera sfida è creare rendite automatiche e trasformare i tuoi follower in euro.

Secondo te i club che si arrogano totalmente la gestione dei diritti d’immagine dei giocatori, vanno incontro a vantaggi competitivi rispetto ad altre squadre o rischiano di incappare in problematiche calciatori, sponsor o altri soggetti?
Per me se un club mette dei soldi sul tavolo è una grande dimostrazione di rispetto per il calciatore. Dire: ti pago per il tuo valore oltre il campo, è qualcosa di straordinario. Il tema degli ostacoli è quando ci sono calciatori che valgono a livello di immagine più del club.

TikTok si appresta a diventare un social di riferimento non solo per target giovanissimi. Questo social ha formule di contenuto diverse dagli altri però, cosa consigli qui per diversificare?
Ho avuto il privilegio di essere stato il primo a sperimentare Tik Tok nel calcio con Florenzi. C’è ancora tanta strada da fare per diventare un riferimento: oggi nella testa dei calciatori esiste solo Instagram. Sperimentare e divertirsi è l’unico modo per conoscere un nuovo media.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019
Il SFS è il momento migliore per incontrare nuovi professionisti. Aumentare il proprio network di conoscenza e di relazioni.

L’organizzazione del SFS è il segreto del suo successo: si respira un clima di vera eccellenza e di grande qualità.

Perché la formazione è uno dei pilastri di ogni professionista.

Ottimo Max, ci vediamo al #SFSRoma2019!

La partnership con SFSRoma2019 e l’innovazione tecnologica nei settori del diritto: l’intervista a Marco Martinelli

L’Intervista all’avv. Marco MArtinelli

Buongiorno Marco, grazie per essere qui con noi oggi. Come abbiamo recentemente annunciato, lo Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners è Innovation Legal Partner della II edizione del Social Football Summit. Partendo proprio da uno dei focus dell’evento, nell’era della digital transformation, oggi, che ruolo ricopre la figura professionale dell’avvocato?
L’innovazione digitale riveste oggi un ruolo centrale nel lavoro dell’avvocato, chiamato a sviluppare le competenze necessarie a rispondere alle esigenze provenienti da una nuova industria in piena crescita, legata al mondo della tecnologia e alle start-up, ma anche dai nuovi modelli di business e digitalizzazione adottati dall’industria, per così dire, “tradizionale”, in seguito all’espansione delle nuove tecnologie. In particolare, l’avvocato di oggi deve accompagnare al rigore tecnico e all’estrema competenza, anche una grande padronanza dei nuovi mezzi di comunicazione, maggior flessibilità e capacità di intuizione.

Perché lo Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners ha scelto di essere “Innovation Legal Partner” del Social Football Summit?
Lo Studio ha già da tempo colto la sfida rappresentata dall’innovazione tecnologica in tutti i settori del diritto, offrendo le competenze maturate dai propri professionisti al servizio del settore digitale e dell’entertainment. Anche il mondo dello sport e, in particolare, la football industry sono interessati da profonde trasformazioni legate all’innovazione tecnologica che determinano a loro volta la nascita di nuove questioni legali da affrontare nel più breve tempo possibile. In questa prospettiva, lo Studio, peraltro dotato di un focus team dedicato al diritto sportivo, è in grado di rispondere alle continue e peculiari esigenze emergenti in relazione alle predette trasformazioni. Gli eSports, quale vera e propria nuova frontiera dello sport, rappresentano certamente la sintesi privilegiata delle nuove questioni legali del diritto sportivo.

Quali sono le prossime sfide legali che il mercato degli eSports italiano dovrà affrontare?
La principale sfida per gli eSports, a livello internazionale ed italiano, è la necessaria regolamentazione del settore che dovrà porre un freno alla frammentazione e all’incertezza ad oggi vigenti al fine di garantire l’uniformità indispensabile per sviluppare appieno le enormi potenzialità di diffusione e di business raggiungibili dal relativo settore. Sotto questo profilo, un punto di partenza è l’apertura dell’UEFA e della FIGC al mondo degli eSports calcistici con la formazione delle selezioni nazionali che prenderanno parte a UEFA eEURO 2020, torneo e-sportivo parallelo agli europei di calcio. L’auspicio è che all’annuncio recentemente apparso sulla stampa di un’indagine promossa dal CONI sull’opportunità di riconoscere formalmente gli eSport segua al più presto un effettivo atto di inquadramento, quantomeno con riferimento a quelli in grado di dimostrare il rispetto dei valori olimpici.

A questo proposito, è già possibile immaginare come gli eSports potranno essere riconosciuti?
Sull’inquadramento degli eSports nell’ordinamento sportivo nazionale sono due le proposte allo studio: una prima, di più immediata realizzazione, vorrebbe che ciascuna federazione sportiva riconoscesse gli eSports ‘di competenza’
(ad esempio, la FIGC gli eSports calcistici, la FITA quelli di combattimento, la FIDS quelli di danza, ecc.). Tale opzione però rischierebbe di creare ulteriore frammentazione nel settore degli eSports, indebolendone peraltro la forza complessiva. Senza considerare il fatto che le Federazioni Sportive potrebbero non avere titolo a effettuare tale riconoscimento e che la larghissima parte degli eSports non è riconducibile a sport esistenti; una seconda proposta sarebbe, invece, quella di creare una Federazione Sportiva ad hoc sotto l’egida del CONI e, in attesa di un più ampio e diffuso riconoscimento degli eSports, anche a livello internazionale, inquadrarli come Disciplina Sportiva Associata, come già avvenuto per le altre discipline sportive relativamente ‘nuove’ (si pensi alla FIPT o alla FIPAP, rispettivamente, per la Palla Tamburello e per la Palla Pugno) o per quelle prive di una componente atletica preponderante (si pensi alla FSI per gli scacchi, alla FID per la dama ovvero alla FIGB per il bridge). Il tema si presenta alquanto ‘caldo’ e lo approfondiremo assieme a tutti i relatori il 21 novembre nel corso della giornata dedicata all’Innovation Football Summit.

Il calcio dal vostro punto di vista è ancora un mercato profittevole?
Il calcio è tutt’ora il cuore pulsante dell’industria sportiva europea ed italiana dell’intrattenimento,
un’insostituibile passione che lega milioni di persone nel mondo e che ha suscitato l’interesse di numerosi e diversi investitori a livello globale, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per gli Emirati Arabi. In più, la tecnologia e l’innovazione stanno oggi trasformando il calcio ad una velocità mai vista prima, sia all’interno del rettangolo di gioco (basti pensare al VAR), che al suo esterno (una vera e propria rivoluzione tecnologica che ha investito gli stadi, i centri di allenamento, la raccolta ed elaborazione dei dati per l’analisi tecnica e tattica delle prestazioni, nonché per le attività di scouting dei giocatori).
Il fenomeno calcistico degli eSports si inserisce, dunque, nell’ambito di un settore in pieno fermento
ed evoluzione e può essere un ulteriore traino di sviluppo del calcio sia dentro che fuori dal campo in un rapporto di crescita simbiotica (come testimoniano i recenti investimenti effettuati da attori del mondo del calcio nel settore degli eSports).

Raccontaci tre motivi per partecipare al Social Football Summit.

  1.  Un ineguagliabile panel di esperti provenienti dal mando del calcio, della tecnologia, della comunicazione e, non ultimo, legale;
  2. Un’occasione di confronto unica  sull’evoluzione della football industry sotto l’influenza dell’innovazione tecnologica;
  3. Il grande sfondo rappresentato dalla Città di Roma, e dallo Stadio Olimpico in particolare, che dimostrano l’estrema importanza dell’evento, unico nel suo genere.

Ci vediamo a Roma per il #SFSRoma2019!

Innovazione nel calcio e la partnership con SFSRoma2019: l’intervista a Antonio Amati

Buongiorno Antonio, grazie per essere qui con noi oggi. Come abbiamo recentemente annunciato, Almaviva è Digital Partner della II edizione del Social Football Summit. Partendo proprio dal focus dell’evento, Social, digital e tech: quali sono i driver significativi della comunicazione in ottica di fan experience?
I tifosi sono guidati da passione, spirito di comunità e appartenenza. La tecnologia permette di creare spazi digitali in cui la comunicazione e l’interazione con i tifosi è sempre attiva per sviluppare la dimensione di community, offrire servizi, condividere esperienze, anche lontano dall’evento.

Da dove nasce l’idea di diventare partner di un evento interamente dedicato al mondo digital nel calcio come il Social Football Summit?
La propensione all’innovazione del mondo del Calcio è una sfida stimolante, perché unisce business, tecnologia, sport, passione che si integra in alcuni degli ecosistemi più interessanti e in evoluzione come quelli della Smart City e della Smart Mobility, su cui Almaviva lavora già da tempo contribuendo a dare significato alla trasformazione digitale.

Rappresenta quindi per noi l’occasione per focalizzare la nostra esperienza su questo contesto coinvolgendo i giovani e proponendo loro di affrontare inedite sfide tecnologiche in un contesto ricco di partecipazione e stimoli non solo lavorativi.

Avete lanciato insieme a Social Media Soccer la call competition “Innovation needs Lega Serie A”, quanto è importante per Almaviva lo sviluppo tecnologico?
L’innovazione digitale sta cambiando gli equilibri e i processi di business, trasversalmente in ogni ambito, anche nel calcio. Per noi è strategico il presidio dello sviluppo tecnologico e la capacità di supportare i nostri clienti in questa trasformazione oramai fondamentale per essere competitivi sul mercato.
IoT, Blockchain, Big Data, 5G e Intelligenza Artificiale sono solo alcune delle tecnologie che, introdotte nel mondo del calcio, aprono la porta a soluzioni che possono rivoluzionare il modo di viverlo e fruirlo. Abbiamo lanciato questa competition perché riteniamo che l’apporto delle giovani generazioni e delle startup in ambito innovativo possa essere di grande valore soprattutto se promosso dall’esperienza di chi della trasformazione digitale fa il proprio mestiere quotidiano, come Almaviva.

Almaviva è sinonimo di innovazione digitale, qual è la vostra offerta in ambito calcistico?
Attraverso le nostre piattaforme proprietarie, come Giotto, che mette a disposizione strumenti e servizi per la realizzazione di applicazioni verticali in ambito IoT e Big Data, e grazie alle competenze sulle tecnologie, ci proponiamo come Partner per l’evoluzione digitale delle aziende. In particolare, in questo contesto, alle realtà che operano nel mondo dello sport presentiamo soluzioni di Smart Arena, Smart Ticketing e Smart Mobility, in grado di semplificare e integrare l’ecosistema di servizi, restituendo centralità ai contenuti dell’evento rispetto alla complessità della sua gestione.

Tre motivi per partecipare al Social Football Summit?
È un evento entusiasmante, anche per i non addetti ai lavori. Permette di soddisfare allo stesso tempo la propria passione per il Calcio e per l’innovazione. Consente di essere soggetti protagonisti nell’approfondire e indirizzare soluzioni digitali per questo mercato. E ancora di sviluppare il proprio network anche attraverso occasioni di cross-fertilization.

La partnership con SFSRoma2019 e le sfide legali negli e-Sports: l’intervista a Luca Pardo

L’Intervista a Luca Pardo

Buongiorno Luca, grazie per essere qui con noi oggi. Come abbiamo recentemente annunciato, lo Studio Legale Internazionale Ontier Pardo Vicenzi è Innovation Legal Partner della II edizione del Social Football Summit. Partendo proprio da uno dei focus dell’evento, nell’era della digital transformation, oggi, che ruolo ricopre la figura professionale dell’avvocato?
L’avvocato del terzo millennio si trova già oggi, e si troverà sempre più domani ad operare in ambiti in cui la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale stanno cambiando radicalmente la professione. Questi cambiamenti avverranno in tempi brevi. Occorre essere ben preparati. L’avvocato del futuro dovrà avere visione globale, preparazione eccellente con attitudine ad affrontare tematiche complesse, e competenza tecnologica per poter essere al fianco del cliente del futuro.

Perché lo Studio Ontier Pardo Vicenzi ha scelto di essere “Innovation Legal Partner” del Social Football Summit?
Ontier Pardo Vicenzi crede che la materia innovazione tecnologica ed e-Sports siano da studiare approfonditamente, anche dal punto di vista legale e globale. Pensiamo all’attenzione attuale sui c.d. e-Sports e ad organizzazioni come la Electronic Sports League (ESL), oppure a società come la Major League Gaming (MLG), che promuovendo rispettivamente competizioni su computer e su consolle hanno consolidato la disciplina in Europa ed in Nord America; alla Corea del Sud, dove già nel 2000 è nata la Korean E-Sports Players Association (KeSPA); a tutte le manifestazioni di livello competitivo già esistenti come, ad esempio, i World Cyber Games, conosciuti anche come “Olympic Games”, la Electronic Sports World Cup, o le World Series of Video Games. Dal punto di vista legale è un tema nuovo su cui, come dicevamo prima, occorrerà avere visione e competenza globale.

Quali sono gli obiettivi che lo Studio si pone di raggiungere nel breve ma anche nel lungo periodo nella consulenza sul diritto dell’information technology e dell’entertainment soprattutto legato agli E-Sports?
Il nostro obiettivo, a livello globale, è quello di consolidare forte competenza professionale sul tema e-Sports e sviluppare capacità di interpretare correttamente le sfide legali che la materia comporta.

Il calcio, dal vostro punto di vista, è ancora un mercato profittevole?
È innegabile che il calcio, oltre a rappresentare una passione condivisa da milioni di persone e a fungere da collante tra le generazioni, sia espressione di un vero e proprio settore imprenditoriale. Le attività core delle società calcistiche vanno senz’altro oltre il “rettangolo di gioco”. Anche in questo settore, però, l’innovazione tecnologica ed infrastrutturale dovrà essere presa in seria ed attenta considerazione, se si vorrà posizionare il comparto calcio italiano fra i più evoluti ed attrattivi del mondo.

Raccontaci tre motivi per partecipare al Social Football Summit.

  1. Riconoscere l’essenziale importanza della rivoluzione digitale e delle sfide che ne conseguono;
  2. Approfittare di una occasione unica per osservare, da una posizione privilegiata, come lo sport più popolare al mondo affronta il tema dell’innovazione;
  3. Ascoltare interventi di oltre 60 top speaker, beneficiare della presenza delle principali società sportive ed operatori del settore tecnologico, così da essere per due giorni a Roma, nella capitale mondiale del calcio.

Ringraziamo Luca Pardo, socio fondatore dello studio legale Ontier Pardo Vicenzi per la sua disponibilità e il suo contributo.

Ci vediamo a Roma per il #SFSRoma2019!