Nel secondo panel si è parlato di come bisognerà affrontare il futuro e pensare alla rivoluzione post Covid, in uno scenario che è e sarà influenzato ancora per molto tempo.
Il secondo panel in di giornata si apre con la presentazione e l’analisi del momento di Ivan Ortenzi, Chief Innovation Evangelist di BIP, che porta all’attenzione quelle che sono le maggiori criticità del settore in questa fase della pandemia. Chi fattura di più non vince necessariamente di più, ma certamente è maggiormente sostenibile. Da questa riflessioni si parte per definire le aree di intervento ed il nuovo modo di immaginare la football industry nel prossimo futuro. Un futuro in cui la pandemia aumenterà le disparità tra i club appartenenti alle stesse leghe nazionali, che dovranno confrontarsi con nuovi competitor. Quest’ultimi non sono più le altre squadre di calcio ma piuttosto tutto il mondo dell’entertainment che sottrae tempo all’utente che guarda l’evento sportivo.
“La pandemia aumenterà le differenze tra le leghe. La Football Industry ha un nuovo competitor: le nuove piattaforme di intrattenimento online che si basano su un modello di business sostenibile.” @IvanOrtenzi @Bip_Group #SFS20
— Social Football Summit (@SF_Summit) November 17, 2020
Sul tema interviene Roberto Chieppa, segretario generale Presidenza del Consiglio dei Ministri, che introduce quanto è stato fatto e cosa è necessario fare per il futuro: “Le misure più drammatiche, purtroppo, riguardano lo stop delle attività sportive di base. Nella scorsa primavera sono state prese delle decisioni che hanno dapprima limitato e poi interrotto le attività sportive che non potevano garantire l’attuazione dei protocolli. Nella fase successiva siamo stati in grado di dettare delle linee guida che permettessero a tutto il mondo sportivo di portare avanti le attività, con la seconda ondata che ha però costretto le istituzioni a mettere in campo delle misure limitative drastiche. Una digitalizzazione, che oggi purtroppo non è sviluppata in maniera capillare nel settore sportivo, avrebbe aiutato rispondere in maniera attiva e proattiva alla crisi pandemica. Adesso abbiamo l’opportunità di crescere come sistema puntando su digitalizzazione e innovazione in modo da rispondere alle esigenze per il futuro dello sport“.
Vito Cozzoli, Presidente e Amministratore Delegato Sport e Salute S.p.A., “Abbiamo sostenuto tutti i collaboratori dello sport e continueremo a farlo. Lo sport ha cercato di rispondere in prima istanza alle esigenze del settore. Sport e Salute vuole spingere sulla chiave sociale, una dimensione da sempre importante per le nuove generazioni. Queste sono occasioni in cui non dobbiamo limitarci ad attuare soluzioni che siano una risposta all’emergenza ma piuttosto in grado di offrire qualcosa di importante per lo sviluppo dello sport. Come Sport e Salute stiamo lavorando su una call per start up che possa sostenere le idee imprenditoriali dei giovani in un contesto in cui bisogna investire sull’innovazione di processo e di prodotto“.
Giuseppe Lucibello, Direttore Generale INAIL, ha illustrato le attività messe in campo dall’istituzione e ha sottolineato che “siamo stati in grado come INAIL di dare il nostro supporto, soprattutto alle categorie che più stanno soffrendo la crisi. C’è una pluralità di lavori che deve essere accompagnata da un sistema di tutele sociali adeguate. Noi come INAIL assicuriamo circa 21 milioni di lavoratori e questo ci rende orgogliosi del lavoro fatto in questi anni“. Proprio in questa direzione si rivolge lo spunto di Francesca Buttara, responsabile Relazioni Istituzionali Lega Pro e Advisor Italiacamp, ha parlato di come la Lega Pro sta subendo, più di tanti altri, le conseguenza della crisi dovuta alla pandemia. “In questo momento storico essere proprietari di un club di Lega Pro rappresenta una sfida, quasi un atto di eroismo. I costi ingenti da sostenere per le spese sanitari legate al rispetto dei protocolli sanitari, mediamente 20.000 euro al mese, impattano sui bilanci e la sostenibilità dei club. Oltre a costi crescenti abbiamo anche una situazione in cui i principali ricavi su cui si basava il sistema, botteghino e sponsor, vengono sempre meno. La Lega Pro – continua Buttara – ha chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga per i calciatori e in Serie C mediamente un calciatore guadagna 45.000 euro annui lordi. Non ci sono solo i grandi campioni della Serie A ma bisogna prestare attenzione anche a chi vive queste realtà. In questi mesi abbiamo sinergicamente lavorato col Governo per sostenere e rappresentare i bisogni delle società di Lega Pro“.
Il calcio non ha solo un fine economico ma soprattutto sociale, una funzione spesso dimenticata. “Non dobbiamo solo sostenere lo sport per una questione economica ma piuttosto – conclude Buttara – non perdere di vista lo spirito sociale ed educativo dello sport. Bisogna valorizzare i giovani e lavorare in questa direzione, facendoci trovare pronti nel momento in cui saremo in grado di superare la pandemia che stiamo vivendo“.