Verso il Social Football Summit: intervista a Massimo Caputi

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.

Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.

Abbiamo chiacchierato con Massimo Caputi, responsabile redazione sportiva Il Messaggero, impegnato nel panel “Il grande romanzo del calcio”.

L’Intervista a Massimo Caputi

Il nome Massimo Caputi è evocativo per molte generazioni, per alcune vuol dire anche Fifa, il videogioco che oggi vuol dire E sport. Sei il testimone di un cambiamento rivoluzionario sempre con una costante, il calcio. Qual è la tua visione della moderna industria del calcio?
Sono cambiate tante cose, con mutamenti radicali per tutti i soggetti coinvolti (giocatori, club, media, giornalisti, tifosi), primo fra tutti il passaggio dall’analogico al digitale. Il calcio è un industria in continua evoluzione tecnica, tattica, commerciale, organizzativa ed economica. Non tutti viaggiano alla stessa velocità, le differenze sono marcate soprattutto dalla forza economica dei club e dei vari paesi. In parte è sempre stato così, ora però le diversità sono più evidenti. Per come si sta muovendo, il rischio è di avere un’élite sempre più ricca e distante da tutto il resto.

Secondo te l’industria che ruota attorno al mondo esport è un limite per la passione del calcio da stadio o un modo interessante per intercettare le nuove generazioni?
Non credo affatto sia un limite, può certamente intercettare nuove generazioni a patto che il calcio giocato sappia coinvolgerle in modo attraente in linea con il loro modo di essere e di pensare.

Hai lanciato da tempo l’operazione Cronista Digitale. Cosa diresti ai giornalisti che vedono la trasformazione digitale della professione come una minaccia? 
Credo che per i giornalisti sia impossibile ignorare il digitale. La professione è profondamente mutata: adeguarsi è un dovere, oltre che una necessità.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019. 

Comprensione, aggiornamento e confronto.

Grazie Massimo, ci vediamo al #SFSRoma2019

Verso il Social Football Summit: intervista a Paolo Cisaria

Manca pochissimo alla seconda edizione del Social Football Summit che si terrà allo stadio Olimpico di Roma, il 20 e 21 novembre.
Come tappa di avvicinamento all’unico evento italiano che si focalizza sui temi del Digital Marketing e dell’Innovazione, abbiamo coinvolto gli speaker con delle interviste che anticipano i temi del SFS.
Abbiamo chiacchierato con Paolo Cisaria, CEO di Mkers, impegnato nel panel “esports: nuove opportunità di business”.

L’Intervista a Paolo Cisaria

Nel 2017 nasce il team Mkers. Ci racconti com’è nata l’idea e perché avete deciso di puntare sul mercato esport?
L’idea è nata studiando alcuni trend dell’industria sportiva. In quel periodo ero un consulente esterno per la Lega B e mi stavo interessando molto allo Sport Digital Marketing ed a tutte le sue sfaccettature.
Indubbiamente una delle tendenze più interessanti di cui si iniziavano ad avere i primi dati di crescita a due cifre era proprio il segmento esport. L’ho proposto come opportunità a Daniele Ballini, uno dei miei soci che presto mi ha messo in contatto con gli altri due co-founder Thomas De Gasperi ed Amir Hajar i quali hanno apportato la parte di know-how legato al Gaming ed alle Community che ruotano attorno. Da questa strana fusione di esperienze in settori Digital e Gaming ma anche all’esperienza di Thomas nella creazione e gestione di un personaggio pubblico è nata Mkers.
La differenza l’ha fatta pochi mesi dopo la fiducia accordataci da Massimo Levantini, senza il quale a mio personale parere oggi non staremmo qui a parlare.

Quant’è importante in un team esport, oltre ad avere grandi players, curare l’aspetto di content curation e digital marketing?
È importante tanto quanto lo è per ogni Azienda che si occupa di Social Media content delivery o che comunque fa dei propri canali social il canale di contatto con la propria Fanbase/audience/clientela.
L’esperienza estera ci insegna come non si possa essere un grande team senza una adeguata divisione digital, preposta alla produzione e post-produzione e analisi dei contenuti pubblicati sulle diverse properties digitali.

I pro-players potranno vestire in futuro anche i panni degli influencer? O in un certo senso lo sono già?
Senza dubbio alcuni lo sono già, e le ricerche di mercato indicano che lo saranno sempre più. Non è facile trovare un pro-player che sia anche un buon comunicatore ma le cose stanno progressivamente migliorando. Sono certo che per il futuro molti creators convergeranno all’interno di un team, poiché a crescere sarà sempre più la lovemark verso il team stesso.

Dacci i tuoi 3 motivi per partecipare al #SFSRoma2019.
Innovazione. Ho assistito da spettatore lo scorso anno ed ho percepito da parte dell’organizzazione la voglia di proporre qualcosa di diverso.
Visibilità. Una grande opportunità per raccontare cosa sia Mkers e quanto stiamo facendo nel settore esport.
Networking. Una fonte inesauribile di contatti con cui creare nuove opportunità di collaborazione.

Ottimo Paolo, ci vediamo al #SFSRoma2019!