Stiamo vivendo il periodo storico in cui il calcio femminile diventerà sport professionistico

Il presidente FIGC femminile Mantovani insieme all’ex calciatrice Marta Carissimi hanno aperto un confronto sullo stato attuale del movimento

Nella prima parte di Summit tanto spazio alla discussione sul calcio femminile con i grandi protagonisti che stanno cambiando il movimento.

Nel panel “Women’s Football: gender balance and leadership” è intervenuto il presidente della FIGC femminile Ludovica Mantovani, ormai ospite fisso al Social Football Summit. Mantovani si è espressa con notevole ottimismo parlando del futuro del movimento.

“Stiamo aspettando DPCM per ricevere fondi. I contributi saranno per il 2020, 2021 e 2022 e ci permetteranno di fare certi investimenti”. Anche dal lato organizzativo le nuove regole imposte dalla federazione chiedono una professionalizzazione maggiore non solo delle figure tecniche.

Ex calciatrice con più di 100 presenze in Nazionale, Marta Carissimi ha raccontato l’evoluzione contemporanea del calcio femminile individuando un momento preciso in cui ha intuito che le cose stessero cambiando.

Sempre la Carissimi ha poi ragionato sulla leadership nel calcio femminile, anche come vettore di emancipazione. Secondo la Carissimi per migliorare la qualità e determinare la crescita del settore non è per forza necessario avere all’interno solo figure femminili. L’idea deve essere quella della contaminazione anche con altri settori ma soprattutto con figure preparate per il proprio ruolo, non solo donne e uomini che hanno esclusivamente giocato a calcio.

Il grande passo verso il professionismo è dietro l’angolo.

Di Marzio: “Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni”

Nel primo panel del Day2 si è parlato di come è cambiato il calciomercato e del nuovo ruolo del procuratore con Luca Marchetti, Gianluca Di Marzio e Federico Pastorello.

Negli ultimi anni il calciomercato sta appassionando più del calcio giocato. Con il calciomercato tutti sognano, dalle “piccole” alle cosiddette “big”.

In questo contesto cambia il modo di operare per chi si occupa di calciomercato, e quindi giornalisti e procuratori. Ne abbiamo parlato con i nostri ospiti per capire come si è evoluto il ruolo del procuratore e del giornalista nell’ultimo decennio.

La nostra figura – spiega Federico Pastorello, agente FIFA e procuratore sportivo – ha vissuto un grande cambiamento nella ultima decade. Gli agenti del calcio moderno hanno dovuto organizzarsi in maniera imprenditoriale. Il mio mestiere, dall’inizio ad oggi, è profondamente cambiato. La nostra struttura, all’interno di P&P Management, è molto complessa e quasi simile ad un club calcistico, perchè il giocatore oggi è una piccola azienda e quindi deve essere sostenuto e supportata sotto molteplici aspetti. In questo influisce anche il fatto che il mercato oggi sia diventato globale e chi vuole farne parte deve adeguarsi“.

Non cambia solo il ruolo del procuratore ma anche quello del giornalista che si occupa di calciomercato.

A tal proposito Gianluca Di Marzio spiega che “oggi il procuratore è diventato una sorta di tutor per il calciatore e per questo l’agente ha dovuto assimilare una serie di competenze differenti per soddisfarlo e permettere all’atleta di concentrarsi sul calcio giocato. Per chi si occupa di calciomercato come noi, invece, i social hanno cambiato profondamente il mestiere. Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni e contenuti. Riceviamo tante segnalazioni e tante “soffiate” che ci aiutano a rintracciare le notizie, anche se bisogna filtrare le informazioni che ci vengono date. Nel mio libro parlo di come l’affare Tevez-Juventus mi sia stato segnalato da un lavapiatti di Londra e questo anni fa non sarebbe successo“.

Una molteplicità di informazioni che necessitano però di essere filtrate, e per questo Luca Marchetti dice che “bisogna logicamente filtrare le informazioni reali dalle fake news, che sono sicuramente proporzionalmente maggiori rispetto alle prime. Oltre questo è cambiato anche il modo di comunicare le notizie. Prima c’era la televisione e leggevamo i giornali, mentre oggi è tutto in tempo reale tramite social network e siti online. Dunque arrivare prima diventa più difficile e complicato“.

Oggi le squadre guardano con maggiore attenzione all’aspetto comunicativo del calciatore e della fanbase di cui dispone. Arriveremo ad un punto in cui a parità di costi e capacità tecniche verrà privilegiato l’atleta che può dare un supporto maggiore a livello comunicativo?

L’aspetto tecnico, tattico ed economico restano fondamentali – dice Pastorello – ma in questo senso oggi privilegiare chi può dare un contributo maggiore a livello di comunicazione può avere un impatto per i club

Senza dimenticare il contesto che stiamo vivendo a causa della pandemia, che ha ridotto drasticamente la disponibilità di risorse finanziarie e il modo di fare calciomercato.

Il calcio è fatto di incontri e strette di mano, e oggi con la situazione legata al Covid questo viene a mancare. Speriamo che questo cambiamento sia momentaneo – dice Di Marzio – e che presto si possa tornare alla normalità del nostro lavoro. Oggi è un calciomercato virtuale che cambia certamente il modo di fare le trattative, e in questa situazione si inseriscono anche le difficoltà economica dei club che devono avere più idee per colmare la mancanza di risorse economiche.

Il contesto che stiamo vivendo – aggiunge Pastorello – condiziona il nostro lavoro che deve vivere ancor di più sulla possibilità di cogliere delle opportunità in mancanza di risorse finanziarie. Tutti stiamo vivendo questa difficoltà. Basti pensare alla Premier League, che è da anni il mercato più ricco, su cui ha pesato la crisi che stiamo attraversando e questo fa capire come il momento sia delicato per tutti. Così come è stato per Barcelona e Real Madrid

Lo scouting e il ruolo del procuratore nel calcio di oggi: il caso CT10 Management

Come nasce una delle più promettenti aziende di scouting e consulenza tecnica per le società calcistiche. Il progetto di Francesco Totti e della CT10 Management.

Eleonora Boi presenta “Scouting: l’arte di scegliere”, panel conclusivo di questa prima giornata del Social Football Summit 2020. Protagonista la CT10 Management, il progetto di cui è protagonista Francesco Totti, insieme anche agli ex compagni Vincent Candela e Aldair.

Questa è una splendida avventura – esordisce Candela e quando Francesco mi ha chiamato non ho potuto dire di no. Ho coltivato relazioni nel corso della mia carriera che mi permettono di portare un valore aggiunto al progetto. Cerchiamo, sia io, che Francesco e Aldair, di portare la nostra esperienza capendo determinate dinamiche che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Questo ci rende consapevoli di quello che sta vivendo il calciatore e ci permette di essere vicini a loro“.

Si parla anche di come viene svolto il lavoro e il coordinamento tra le diverse funzioni aziendali. Matteo Fittavolini, Chief of Scouting Area CT10 Management, dice: “Abbiamo una struttura che segue i campionati in giro per il mondo e i tornei giovanili. L’analisi dei dati è fondamentale per supportare poi le scelte sui giocatori con lo scopo ultimo di proporre i talenti migliori alle squadre con cui entriamo in contatto“.

Una struttura aziendale ramificata e organizzata. “Ci avvaliamo di tanti collaboratori esterni per presidiare i tanti settori del calcio, dalle giovanili fino al calcio femminile, con un progetto esports in cantiere su cui stiamo lavorando. – dice Giovanni De Montis, Co-Founder CT10 Management – Oltre questo facciamo anche consulenza diretta ai club con la volontà di essere una risorsa anche per loro“.

Ci si sposta poi sul parlare dei criteri di valutazione dei calciatori e di come i dati su di essi vengono organizzati in un database interno. “Nel calcio moderno il calciatore tipo deve essere capace di svolgere più ruoli. Abbiamo creato una metodologia interna – spiega Fittavolinicapace di clusterizzare i calciatori in 30 diversi ruoli specifici e diversi per caratteristiche dei giocatori. Cerchiamo quindi di proporre al club il giocatore giusto sulla base delle richieste che riceviamo

Oggi viviamo un calcio troppo rivolto al business. Anche per noi il fine ultimo è la monetizzazione ma cerchiamo di fare in modo che questa cosa sia diretta conseguenza del lavoro che facciamo mettendo il calciatore al centro di tutto, come professionista e come uomo” – conclude De Montis.

Gasparini, Serie A: “Gli utenti non guardano la partita su un solo schermo”

Nel panel dedicato alle top leghe europee e alle loro strategie di fan engagement, si è parlato di come tutto, dalle piattaforme agli utenti sia mutato.

La Lega Serie A punta a diminuire sempre di più il gap digitale verso le altre top leghe e osservando le ultime attività in questo campo del massimo campionato italiano di calcio, i progressi sono parecchio visibili.

Giorgio Gasparini, il social e digital manager della Lega Serie A, è intervenuto al Social Football Summit per raccontarci l’esperienza dell’ultimo periodo e offrirci una visione verso il futuro.

“In questo periodo senza poter andare allo stadio, i tifosi sono affamati di calcio. In questa fase i video per intrattenere i fan sono fondamentali. Credo molto che le piattaforme siano molto importanti in una strategia digitale in questo momento”.

Gasparini ci ha raccontato come la Lega abbia intuito il cambiamento dei proprio tifosi e di come si stia organizzando di conseguenza anche a livello di internazionalizzazione per la comunicazione e le attività verso i differenti target.

Nel panel dedicato alle leghe di calcio nel primo giorno di Social Football Summit tra i top speaker Christophe Charmoille, Ligue 1  

“Grazie alle piattaforme digitali riceviamo molti feedback e informazioni dai fan e questo deve anche portare le leghe a cambiare approccio di comunicazione. Le persone non sono più ferme ad aspettare allo stadio il momento della partita, ma hanno ulteriori nuovi touchpoint che vanno sfruttati”.

Ma anche: “La concorrenza per chi fa narrazione è cambiata, ma più che cambiare la narrazione sono i club che devono cambiare e adeguarsi” In sintesi, il messaggio è quello di passare ad un altro approccio e mentalità. Senza sottovalutare gli asset di una lega, ovvero giocatori come Neymar, milenstone che per quanto riguarda la Ligue1 ha permesso di rompere tutte le kpi possibili e immaginabili sui social.

Al panel “Leaders of Engagement” anche Nina Tsimpouli, dell’area digital di Bundesliga che ha aperto il suo intervento così: “Il pubblico locale è diverso dagli altri, vuole davvero sapere tutto sui calciatori, anche da dove vengono e chi sono i membri della sua famiglia. Questo apre alle conversazioni su molte altre piattaforme e quindi alla creazione di nuovi format. Ora ad esempio ci siamo proiettati su una piattaforma come TikTok”.

Alfredo Bermejo, de LaLiga ha discusso della connessione del brand spagnolo col mondo grazie alla tecnologia.

La tecnologia se parliamo di piattaforme digitali permette un approccio scalabile dei fan, tifosi che nell’idea de LaLiga devono per forza essere sempre al centro. Le piattaforme tecnologiche permettono quindi di essere globali.

“La tecnologia ci aiuta a creare armonia con tutto l’ecosistema digitale de LaLiga. La parte di analisi ci permette di implementare strategie data driven e quindi di essere rilevanti e aumentare i nostri ricavi”.

Un altro spunto di discussione toccato a più riprese dalle varie leghe è stato sicuramente il posizionamento all’estero con una strategie pensata per un determinato territorio e accompagnata da brand del territorio di espansione internazionale del nome della propria lega.

Harris: “Le abitudini dei fan sono cambiate. Diventa fondamentale osservare e conoscere i tifosi per avere un reale vantaggio competitivo”

Nel terzo panel si parla di club e media company. Comunicare costantemente con una fanbase mondiale, non solo la componente sportiva, è divenuto indispensabile.

Elisa Guarnieri, PR Mangement & Communication strategist, introduce Chris Harris, Managing Editor Arsenal F.C., che parla della sua esperienza ai Gunners cominciata in un’era in cui i social non erano centrali come lo sono adesso all’interno del mondo del calcio.

Negli anni scorsi – spiega Harris – non c’erano tutti gli strumenti che i tifosi oggi hanno a disposizione. La cosa più importante per i club è quella di intrattenere i nostri fan. In questo contesto ci sono tante piattaforme a cui dobbiamo prestare attenzione e una di queste è sicuramente Tik Tok. Il concetto su cui stiamo lavorando è quello di coinvolgere sempre di più la nostra fanbase con contenuti fruibili e interessanti, veicolandoli sui canali giusti e comprendendo le differenze tra i diversi canali“.

Nel contesto che stiamo vivendo, la pandemia ha accellerato determinitati processi e, continua Harris, “c’è una rivoluzione a cui il Covid ha dato una spinta. C’è tanta pressione e la capacità di trovare sempre nuove soluzioni grazie al digitale sta diventando una parte fondamentale delle aziende sportive, ancor di più rispetto al periodo pre pandemia. In questo senso abbiamo presentato il nuovo acquisto Gabriel Magalhanes in un modo del tutto nuovo ed originale“.

Uno degli aspetti più impattanti è l’impossibilità di portare i tifosi allo stadio. “Grazie alla tecnologia – dice Harrisstiamo lavorando per accorciare la distanza tra il club e la fanbase nonostante per tanti tifosi sia una sofferenza non poter seguire la propria squadra del cuore direttamente allo stadio“.

L’attenzione si sposta anche sulle nuove generazioni, che hanno una modalità di fruizione e dei comportamenti che sono notevolmente diversi rispetto alle generazioni passate.

A tal riguardo Chris Harris spiega che “è fisiologico che le abitudini dei nuovi fan stiano cambiando e noi dobbiamo essere bravi ad osservare questi cambiamenti rispondendo alle nuove esigenze della community. Pensiamo a Twitch, su cui siamo arrivati recentemente, con contenuti che sono perfettamente mirati verso il pubblico di riferimento della piattaforma“.

L’importanza dell’intrattenimento riguarda anche la capacità di comunicare i valori del club a cui appartieni. Arsenal è sempre stato sinonimo di storia, tradizione e classe, e noi siamo sempre stati attenti a comunicare determinati concetti. Pensiamo alla sostenibilità: siamo stati uno dei primi club a mettere in piedi una struttura totalmente autosostenibile riducendo l’impatto ambientale dei nostri processi. E anche queste sono storie che devono essere raccontate e che sentiamo l’esigenza di raccontare tramite uno storytelling adeguato“.

L’Arsenal raggiunge ha una fanbase internazionale di circa 125 milioni di tifosi ma si presta anche attenzione al tasso di coinvolgimento dei tifosi con i contenuti proposti. Contenuti che devono, però, essere proposti ai fan prendendo in considerazione il Paese di riferimento.

Devi essere in grado di comunicare ai tifosi di ogni nazione e per farlo devi conoscere la cultura e le abitudini di un determinato paese. Pensiamo alla Cina, in cui abbiamo dei partner con cui lavoriamo, o all’India, in cui ci sono una molteplicità di culture all’interno della stessa nazione. Non si tratta solo di veicolare contenuti nella loro lingua ma di conoscere le loro abitudini e la loro cultura per comunicare al meglio ed in una maniera che sia effettivamente coinvolgente per i tifosi stranieri“.

 

Fiorentina e Galatasaray: come fare marketing nel periodo d’emergenza sanitaria

Le due società hanno spiegato la loro strategia e approccio nel periodo di stop a livello di marketing con i partner commerciali.

Rapporto con la città, quindi la storia e lo storytelling, il rapporto con i fan e quello con le imprese. Tutti fattori connessi dall’esperienza e l’emozione. Sono questi i fattori cardine della Fiorentina quando c’è da attivare un rapporto di collaborazione con un partner, tutto ciò deve essere ampiamente monitorabile.

Tommaso Bianchini, intervenuto al Social Football Summit, ha spiegato che, grazie all’approccio data driven della Fiorentina, sia possibile da sempre in casa viola avere questo genere di rapporto con gli sponsor e tenere attivo il rapporto anche in questo periodo di emergenza sanitaria.

Il fan non è più un fruitore, ma è anche un produttore di contenuti. La sfida oggi è quella di fare spazio ai fan come produttore di contenuto proprio.

La Fiorentina poi è stato un club precursore sul rapporto di fidelizzazione del tifoso e dialogo con i brand partner grazie al progetto InViola, una royalties card a misura di tifoso per acquistare prodotti ed esperienze che il denaro non può comprare. Questo ha portato ad avere 80.000 iscritti.

Tutto ciò, oltre al rientro economico ci permette di conoscere bene i nostri fan ma anche di sapere come dialogano con i nostri sponsor.

Nel panel dedicato a sponsor e marketing activation è intervenuto anche Doruk Tufekci, del Dipartimento di Marketing del Galatasaray.

A livello digitale anche il Galatasaray si muove con un meccanismo di fidelizzazione simile a quello della Fiorentina. “Ciò che ci piace fare è presentarci come un tutt’uno dai nostri tifosi insieme ai nostri partner commerciali, ci piace molto l’approccio di co-marketing.

Per noi non si tratta solo di avere dati di marketing ma comprendere le loro emozioni, questo è cruciale per noi per capire quali campagne di marketing attivare ma soprattutto che sponsor scegliere”. Passaggio molto importante, aggiungiamo noi di #SFS20, per decretare il successo di un’attivazione.

Tufekci ha poi aperto ad una grande suggestione: “In futuro non si parlerà solo di Facebook e Instagram, ma ci saranno tanti sviluppi in ambito social media e piattaforme digitali nuove. È questa la sfida del futuro”.

Chieppa: “Digitalizzazione e innovazione sono le chiavi per rispondere alle esigenze del futuro dello sport”

Nel secondo panel si è parlato di come bisognerà affrontare il futuro e pensare alla rivoluzione post Covid, in uno scenario che è e sarà influenzato ancora per molto tempo.

Il secondo panel in di giornata si apre con la presentazione e l’analisi del momento di Ivan Ortenzi, Chief Innovation Evangelist di BIP, che porta all’attenzione quelle che sono le maggiori criticità del settore in questa fase della pandemia. Chi fattura di più non vince necessariamente di più, ma certamente è maggiormente sostenibile. Da questa riflessioni si parte per definire le aree di intervento ed il nuovo modo di immaginare la football industry nel prossimo futuro. Un futuro in cui la pandemia aumenterà le disparità tra i club appartenenti alle stesse leghe nazionali, che dovranno confrontarsi con nuovi competitor. Quest’ultimi non sono più le altre squadre di calcio ma piuttosto tutto il mondo dell’entertainment che sottrae tempo all’utente che guarda l’evento sportivo.

Sul tema interviene Roberto Chieppa, segretario generale Presidenza del Consiglio dei Ministri, che introduce quanto è stato fatto e cosa è necessario fare per il futuro: “Le misure più drammatiche, purtroppo, riguardano lo stop delle attività sportive di base. Nella scorsa primavera sono state prese delle decisioni che hanno dapprima limitato e poi interrotto le attività sportive che non potevano garantire l’attuazione dei protocolli. Nella fase successiva siamo stati in grado di dettare delle linee guida che permettessero a tutto il mondo sportivo di portare avanti le attività, con la seconda ondata che ha però costretto le istituzioni a mettere in campo delle misure limitative drastiche. Una digitalizzazione, che oggi purtroppo non è sviluppata in maniera capillare nel settore sportivo, avrebbe aiutato rispondere in maniera attiva e proattiva alla crisi pandemica. Adesso abbiamo l’opportunità di crescere come sistema puntando su digitalizzazione e innovazione in modo da rispondere alle esigenze per il futuro dello sport“.

Vito Cozzoli, Presidente e Amministratore Delegato Sport e Salute S.p.A.,  “Abbiamo sostenuto tutti i collaboratori dello sport e continueremo a farlo. Lo sport ha cercato di rispondere in prima istanza alle esigenze del settore. Sport e Salute vuole spingere sulla chiave sociale, una dimensione da sempre importante per le nuove generazioni. Queste sono occasioni in cui non dobbiamo limitarci ad attuare soluzioni che siano una risposta all’emergenza ma piuttosto in grado di offrire qualcosa di importante per lo sviluppo dello sport. Come Sport e Salute stiamo lavorando su una call per start up che possa sostenere le idee imprenditoriali dei giovani in un contesto in cui bisogna investire sull’innovazione di processo e di prodotto“.

Giuseppe Lucibello, Direttore Generale INAIL, ha illustrato le attività messe in campo dall’istituzione e ha sottolineato che “siamo stati in grado come INAIL di dare il nostro supporto, soprattutto alle categorie che più stanno soffrendo la crisi. C’è una pluralità di lavori che deve essere accompagnata da un sistema di tutele sociali adeguate. Noi come INAIL assicuriamo circa 21 milioni di lavoratori e questo ci rende orgogliosi del lavoro fatto in questi anni“. Proprio in questa direzione si rivolge lo spunto di Francesca Buttara, responsabile Relazioni Istituzionali Lega Pro e Advisor Italiacamp, ha parlato di come la Lega Pro sta subendo, più di tanti altri, le conseguenza della crisi dovuta alla pandemia. “In questo momento storico essere proprietari di un club di Lega Pro rappresenta una sfida, quasi un atto di eroismo. I costi ingenti da sostenere per le spese sanitari legate al rispetto dei protocolli sanitari, mediamente 20.000 euro al mese, impattano sui bilanci e la sostenibilità dei club. Oltre a costi crescenti abbiamo anche una situazione in cui i principali ricavi su cui si basava il sistema, botteghino e sponsor, vengono sempre meno. La Lega Pro – continua Buttara – ha chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga per i calciatori e in Serie C mediamente un calciatore guadagna 45.000 euro annui lordi. Non ci sono solo i grandi campioni della Serie A ma bisogna prestare attenzione anche a chi vive queste realtà. In questi mesi abbiamo sinergicamente lavorato col Governo per sostenere e rappresentare i bisogni delle società di Lega Pro“.

Il calcio non ha solo un fine economico ma soprattutto sociale, una funzione spesso dimenticata. “Non dobbiamo solo sostenere lo sport per una questione economica ma piuttosto – conclude Buttara – non perdere di vista lo spirito sociale ed educativo dello sport. Bisogna valorizzare i giovani e lavorare in questa direzione, facendoci trovare pronti nel momento in cui saremo in grado di superare la pandemia che stiamo vivendo“.

 

Spadafora: “Va investito tantissimo nello sport. Il sistema di governance nel calcio deve cambiare”.

Nel primo panel di discussione dell’evento dedicato all’industria del calcio, Spadafora e Orneli hanno espresso l’approccio del governo per la ripartenza.

Il Social Football Summit aveva fatto premesse decisamente diverse l’anno scorso, oltre a svolgersi in una location differente, quella dello Stadio Olimpico. Con queste dichiarazioni di Gianfilippo Valentini è iniziato il Social Football Summit, quest’anno in edizione completamente online.

Il founder di Go Project e Social Media Soccer ha posto a Paolo Orneli Assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Ricerca, Start-Up e Innovazione della Regione Lazio e l’assessore allo Sport e le Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora, diversi quesiti interessanti sul futuro della Football Industry.

Tra le questioni da porre in agenda per il governo nazionale e locale, il sostenimento di tutto il movimento sportivo italiano e le idee per la ripartenza che dovrà essere attivata a breve per le aziende che lavorano nell’ecosistema sportivo. Oltre ovviamente, a una domanda che risentiremo spesso in questi giorni, ovvero come sfruttare l’innovazione come vettore di crescita di questo mondo.

“La pandemia ha rimesso in discussione tutto. La Regione Lazio farà la sua parte”, dice Paolo Orneli, riferendosi a una miriade di realtà che stanno vivendo una situazione drammatica. Il ministro ha anche parlato delle misure precedenti di oltre 5 milioni di euro per associazioni per pagare l’affitto e voucher per le famiglie per far svolgere in tranquillità le attività sportive ai figli. Un altro pezzo importante, oltre all’attivismo immediato, sarà quello di potenziare le iniziative che mettono in connessione innovazione e sport ma che lo facevano già prima. Startup Lazio, ad esempio, è il programma predisposto a questo per la Regione Lazio ha ricordato Orneli, anche perché nelle startup c’è una potenziale enorme.

Vincenzo Spadafora ha subito chiarito la posizione del governo in questo senso. Investire tantissimo in questa industria e nelle nuove tecnologie sarà la nostra missione. Si può infatti riassumere così l’intervento del ministro dello sport. Il ministro ha anche parlato di infrastrutture da rivedere e rinnovare, in una situazione di emergenza che porta a dover pensare e decidere molto più velocemente.

“Ci sono due elementi da non dimenticare. Il primo è arrivare a questo post pandemia vivi, il settore sta soffrendo tanto. Questo si potrà solo con grandi investimenti come ha già fatto il governo”.

Spadafora ha poi proseguito spiegando cosa va sicuramente cambiato.

“Anche il mondo del calcio deve imparare a ripensare sé stesso, così come tutto il mondo dello sport in generale. Questo mondo deve capire che è finita l’era in cui alcuni modelli andavano bene, devono cambiare i modelli di fruizioni e se ne devono ricreare altri che siano degni della parola industria. Senza personalismi ma con un occhio anche ai modelli stranieri, il sistema di governance va rivisto”.

Il ministro Spadafora ha poi concluso dicendo che probabilmente sono stati fatti degli errori ma sarebbe stato impossibile accogliere le idee di tutti senza un budget di investimenti illimitato.