Sostenibilità e Smart Arenas nel mondo della Football Industry

Essere smart oggi per uno stadio vuol dire essere centrale e vivibile tutta la settimana per i cittadini, oltre ad essere fornitore di energie rinnovabili.

Nell’ultimo panel della seconda giornata del Social Football Summit 2020 spazio all’argomento sostenibilità e il mondo delle Smart Arena, concetto fondamentale e centrale nella Football Industry del futuro.

Come speaker del panel “Energy e Smart ArenasFabio Bandirali di Sportium, Roberto Martino di Gewiss, Jason Stone di Kraft Sports, Riccardo Amoroso di ENEL X e Dino Marcozzi di MOTUS-E.

Bandirali, il CEO di Sportium impegnato nel progetto del nuovo stadio della città di Milano per Inter e Milan, ha tracciato la visione di questo progetto ma anche delle idee in generale della sua azienda:

“Lo stadio è il motore di centrificazione per quella che è la popolazione che abita nei pressi dello stadio. Il nostro modello è molto in linea con quello che vediamo all’estero, come nell’esempio dello stadio di Berna o l’Amsterdam Arena dell’Ajax, ma anche tanti progetti, una cinquantina circa fatti per la Bundesliga”.

La centralità dello stadio e la vivibilità di questi spazi è stata sottolineata anche da Roberto Martino, citando il caso dell’Atalanta e dello stadio di cui Gewiss detiene i naming rights.

Gli stadi del futuro devono anche essere utili per creare energie rinnovabili dai rifiuti per svolgere la funzione energetica per il quartiere in cui sono localizzati. Secondo quanto riportato dall’esperienza americana di Stone.

Vivibilità, urbanizzazione, impatto ambientale, innovazione tecnologica, costi minori le parole d’ordine della città del futuro secondo Amoroso di Enel X.

“Not restart, but reset” citando Marcozzi di MOTUS-E.

A grandi linee, queste le grandi sfide degli stadi del futuro.

Monetizzare grazie al virtuale: l’esperienza del Barcelona

Il virtual advertising come nuovo strumento di monetizzazione a disposizione dei players del calcio.

Nel panel dedicato a questo argomento sono intervenuti Massimo Magrì, EU Commercial Director di Supponor e Cristina Peña i Bagés, Head of Business Intelligence di FC Barcelona.

Abbiamo iniziato a collaborare con Supponor due anni fa – spiega Peña – e stiamo portando avanti iniziative diverse in tutto il mondo. Questo ci aiuta a collaborare con i nostri partner e tutto questo può aiutare a diversificare i messaggi che vogliamo raccontare”.

Cristina ci spiega anche come come è cresciuta la partnership tra Barcelona e Supponor e di quando sia importante collaborare con i partner.

Diventa importante il confronto col partner per capire come commercializzare il nostro potenziale e quindi ci siamo messi in gioco. Abbiamo analizzato scenari diversi ma condividiamo, con tutti i nostri partner, anche delle soluzioni potenziali per capire di sviluppare – continua Peña – strategie commerciali che possa rispondere ai trend del momento. A livello di comunicazione dobbiamo essere bravi a diversificare sulla base della lingue per riuscire ad essere il più vicini possibili ai nostri fan globali. A livello virtuale dobbiamo essere bravi ad essere flessibili, e anche la situazione che stiamo vivendo ci impone di prendere questa direzione, sia nel breve che nel medio-lungo periodo per sviluppare il nostro business a livello commerciale“.

In questo contesto è necessario essere in grado di osservare per poi agire.

Dobbiamo fare i conti anche con la regolamentazione a cui siamo soggetti, per esempio in ambito pubblicitario, in relazione ai diversi paesi in cui operiamo. Dobbiamo trovare – spiega Peña il giusto compromesso, dopo avere svolto un lavoro di analisi dell’ecosistema in cui operiamo, per massimizzare le capacità commerciali del nostro brand e dare valore anche ai nostri partner“.

Quando parliamo di pubblicità e advertising non parliamo solo di mondo virtuale.

Usare la tecnologia ci permette di avvicinare i tifosi e la situazione che stiamo vivendo ha acuito questa esigenza. Dobbiamo massimizzare – dice Magrì – l’esperienza dei fan dando una presenza extra ai nostri tifosi, soprattutto in questo momento così influenzato dalla pandemia“.

Fino ad ora abbiamo lavorato sui novanta minuti della partita ma oggi è necessario lavorare sulla presenza virtuale dei nostri brand senza concentrarci solo sull’evento live“, conclude Peña

Andrea Stramaccioni: “Io sui social per una questione di necessità”

La scelta dell’allenatore è dovuta a problemi con profili fake e notizie finte che iniziavano a girare da questi profili. Molti i particolari raccontati al #SFS20.

Nel panel “The Social Dilemma” Andrea Stramaccioni, coadiuvato dalla moderazione di Max Sardella e le domande di Giorgia Rossi, ha raccontato al Social Football Summit la recente esperienza social, un esempio molto particolare che può fare scuole per molti altri profili.

“Nel mio primo periodo di lavoro sono sorti molti profili fake ma con pochissimi follower, qui invece (in Iran, ndr) diventavano di circa 100 mila follower e qualsiasi dichiarazione diventava autorevole per alcuni giornalisti”.

Più che di volontà, la scelta di Stramaccioni è diventata quindi una scelta di necessità.

“Nella mia visione, per la mia professione un allenatore non necessariamente ha bisogno di un profilo social come allegato alla sua professione. Io sono dell’idea che ne parliamo anche troppo di calcio anche per obblighi con la stampa. Quindi l’allenatore ha più occasioni per mettere la faccia rispetto ad un giocatore. Dipende dalla funzione che si vuole percorrere e la funzione che si vuole avere”.

Stramaccioni ha anche raccontato nello specifico quanto successo nell’ultima esperienza iraniana: “L’avventura in Iran è una avventura iniziata con tanto entusiasmo ma anche iniziata male con una dirigenza che si è comportata male nei confronti del club e dei tifosi. In questo caso il mezzo social ha avuto una funzione dirompente e positiva. Ogni cosa poco chiara che avveniva attorno alla squadra veniva raccontata da un flusso di notizie da più parti e questo aiutava i tifosi a ricevere notizie vere”.

A proposito di social, Stramaccioni ha confessato che tornando indietro nel tempo, anche all’Inter non avrebbe aperto i suoi profili social, a conferma che l’apertura di Instagram dell’ultimo periodo è stata una necessita.

I social oggi sono l’ufficio stampa dei calciatori e degli allenatori, uno strumento che come sottolinea l’esperto Max Sardella devono esserci, devono essere la casa digitale di ognuno di noi, “Poi possono essere arredati da un grande designer come Fedez o Ferragni, oppure essere un monolocale ma comunque di proprietà”.

Il futuro sarà la personalizzazione dei contenuti da parte degli stessi fan

Sponsor e calcio: come è evoluto questo rapporto negli anni, anche alla luce dei nuovi strumenti digitali?

Attività di brand strategy, risultati e performance. Insieme al moderato del panel Salvatore De Angelis, Head of Digital, International, Sports & Entertainment di Nielsen Sports, e agli ospiti capiamo perché il calcio continua ad essere il campo da gioco del marketing, senza dimenticare il contesto che stiamo vivendo e da cui si è partiti per sviluppare il tema del panel.

In questa nuova normalità come Lega stiamo lavorando su quello che abbiamo definito il next normal, per operare in maniera congiunta e farci trovare pronti in quello che sarà lo scenario post Covid“, dice Michele Ciccarese, Commercial and Marketing Director di Lega Serie A.

Il consumo di sport – aggiunge Marta Marchionni, Head of Display and Video Solutions Google – da parte degli appassionati è sempre stato legato alla televisione, mentre oggi i contenuti vengono rilasciati su una molteplicità di schermi. Oggi in Europa ogni famiglia ha nove device attiva ma la TV non è morta. Il fenomeno di innovazione ha portato il digitale all’interno della televisione“.

Una moltitudine di schermi che porta ad una molteplicità di formati differenti e per i brand la sfida è sui contenuti. Avere il contenuto giusto per fare in modo che il consumatore ne possa fruire tramite il touchpoint più adeguato. E anche lo storytelling è fondamentale per creare interazione con l’utente e farlo sentire vicino al brand” ci spiega Giuliana Mantovano, Marketing Director Italy & Albania di Coca Cola.

La Lega Serie A, negli ultimi anni, ha fatto grandi passi in avanti in campo digital anche per riposizionare un brand importante come la Serie A.

Come Lega Serie A – aggiunge Ciccarese – stiamo lavorando per riposizionare il brand all’interno del mercato di riferimento. Non siamo mai stati cosi poveri in termini di investimento ma mai così ricchi in termini di occasioni di contatto. In Italia ci sono 33 milioni di appassionati a cui possiamo comunicare e quindi dobbiamo parlare a queste persone sfruttando tutte le occasioni di contatto disponibili parlando a tutti i target anche con nuove forme di intrattenimento. Avere la forza di parlare al cuore dei tifosi che sono ormai globalmente geolocalizzati”.

Comunicare è importante ma è fondamentale anche conoscere i target con cui parlare.

La generazione Z è la più difficile non solo da raggiungere ma da coinvolgere. Sono molto critici – dice Mantovano – nei confronti dei brand ed è importante creare una relazione che sia incentrata su contenuti stimolanti e interessi condivisi. E soprattutto bisogna essere coerenti con il messaggio da veicolare in quanto parliamo di un target che è molto critico nei confronti dello storytelling proposto“.

Il lockdown di marzo e aprile, con la mancanza di calcio giocato, ha messo a dura prova la pianificazione digitale dei contenuti. Non solo per la Lega ma anche per i brand partner. Michele Ciccarese ci spiega come è stato possibile costruire un progetto con Coca Cola come partner per la Coppa Italia e di come è cresciuto il posizionamento della Lega sul canale YouTube.

Il canale YouTube della Serie A ha avuto un successo enorme con numeri che rappresentano un punto di partenza e non di arrivo. Oggi siamo in un momento in cui paradossalmente alcuni fan partono dai videogame e poi arriva al calcio giocato. Coinvolgere i brand partner o altri brand per creare contenuti tagliati perfettamente per i nuovi target. La generazione Z non vuole guardare solo gli highlights della partita ma contenuti anche differenti ed originali, e in questo dobbiamo essere bravi a coinvolgere le aziende che lavorano con noi” – spiega Ciccarese.

La Coppa Italia è stata l’occasione per creare un qualcosa di diverso insieme a Coca Cola e Rai, broadcaster di riferimento. Ci piace parlare a tal proposito di partnership e non di sponsorship, – continua Ciccarese – e questo ci ha permesso di mettere in piedi un qualcosa di diverso in un momento in cui vi era assenza di calcio giocato.  A questo si aggiunge la volontà dei fan di diventare creatori diretti di contenuti e con la Coppa Italia abbiamo sviluppato una practice capace di rispondere a queste esigenze“.

In chiusura si parla anche di diversificare i contenuti, in modo da non concentrarsi sul solo evento gara. “Oggi – dice Marchionni – è fondamentale essere beyond the game, senza concentrarsi sul solo evento live. Questa tipologia di contenuti coinvolge maggiormente i tifosi e in quest’ottica lo sport deve reinventarsi. Il digitale offre occasioni ed opportunità enormi per permettere agli appassionati di fruire di contenuti freschi ed originali”.

Stiamo vivendo il periodo storico in cui il calcio femminile diventerà sport professionistico

Il presidente FIGC femminile Mantovani insieme all’ex calciatrice Marta Carissimi hanno aperto un confronto sullo stato attuale del movimento

Nella prima parte di Summit tanto spazio alla discussione sul calcio femminile con i grandi protagonisti che stanno cambiando il movimento.

Nel panel “Women’s Football: gender balance and leadership” è intervenuto il presidente della FIGC femminile Ludovica Mantovani, ormai ospite fisso al Social Football Summit. Mantovani si è espressa con notevole ottimismo parlando del futuro del movimento.

“Stiamo aspettando DPCM per ricevere fondi. I contributi saranno per il 2020, 2021 e 2022 e ci permetteranno di fare certi investimenti”. Anche dal lato organizzativo le nuove regole imposte dalla federazione chiedono una professionalizzazione maggiore non solo delle figure tecniche.

Ex calciatrice con più di 100 presenze in Nazionale, Marta Carissimi ha raccontato l’evoluzione contemporanea del calcio femminile individuando un momento preciso in cui ha intuito che le cose stessero cambiando.

Sempre la Carissimi ha poi ragionato sulla leadership nel calcio femminile, anche come vettore di emancipazione. Secondo la Carissimi per migliorare la qualità e determinare la crescita del settore non è per forza necessario avere all’interno solo figure femminili. L’idea deve essere quella della contaminazione anche con altri settori ma soprattutto con figure preparate per il proprio ruolo, non solo donne e uomini che hanno esclusivamente giocato a calcio.

Il grande passo verso il professionismo è dietro l’angolo.

Di Marzio: “Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni”

Nel primo panel del Day2 si è parlato di come è cambiato il calciomercato e del nuovo ruolo del procuratore con Luca Marchetti, Gianluca Di Marzio e Federico Pastorello.

Negli ultimi anni il calciomercato sta appassionando più del calcio giocato. Con il calciomercato tutti sognano, dalle “piccole” alle cosiddette “big”.

In questo contesto cambia il modo di operare per chi si occupa di calciomercato, e quindi giornalisti e procuratori. Ne abbiamo parlato con i nostri ospiti per capire come si è evoluto il ruolo del procuratore e del giornalista nell’ultimo decennio.

La nostra figura – spiega Federico Pastorello, agente FIFA e procuratore sportivo – ha vissuto un grande cambiamento nella ultima decade. Gli agenti del calcio moderno hanno dovuto organizzarsi in maniera imprenditoriale. Il mio mestiere, dall’inizio ad oggi, è profondamente cambiato. La nostra struttura, all’interno di P&P Management, è molto complessa e quasi simile ad un club calcistico, perchè il giocatore oggi è una piccola azienda e quindi deve essere sostenuto e supportata sotto molteplici aspetti. In questo influisce anche il fatto che il mercato oggi sia diventato globale e chi vuole farne parte deve adeguarsi“.

Non cambia solo il ruolo del procuratore ma anche quello del giornalista che si occupa di calciomercato.

A tal proposito Gianluca Di Marzio spiega che “oggi il procuratore è diventato una sorta di tutor per il calciatore e per questo l’agente ha dovuto assimilare una serie di competenze differenti per soddisfarlo e permettere all’atleta di concentrarsi sul calcio giocato. Per chi si occupa di calciomercato come noi, invece, i social hanno cambiato profondamente il mestiere. Oggi qualsiasi tifoso o appassionato può essere una fonte di informazioni e contenuti. Riceviamo tante segnalazioni e tante “soffiate” che ci aiutano a rintracciare le notizie, anche se bisogna filtrare le informazioni che ci vengono date. Nel mio libro parlo di come l’affare Tevez-Juventus mi sia stato segnalato da un lavapiatti di Londra e questo anni fa non sarebbe successo“.

Una molteplicità di informazioni che necessitano però di essere filtrate, e per questo Luca Marchetti dice che “bisogna logicamente filtrare le informazioni reali dalle fake news, che sono sicuramente proporzionalmente maggiori rispetto alle prime. Oltre questo è cambiato anche il modo di comunicare le notizie. Prima c’era la televisione e leggevamo i giornali, mentre oggi è tutto in tempo reale tramite social network e siti online. Dunque arrivare prima diventa più difficile e complicato“.

Oggi le squadre guardano con maggiore attenzione all’aspetto comunicativo del calciatore e della fanbase di cui dispone. Arriveremo ad un punto in cui a parità di costi e capacità tecniche verrà privilegiato l’atleta che può dare un supporto maggiore a livello comunicativo?

L’aspetto tecnico, tattico ed economico restano fondamentali – dice Pastorello – ma in questo senso oggi privilegiare chi può dare un contributo maggiore a livello di comunicazione può avere un impatto per i club

Senza dimenticare il contesto che stiamo vivendo a causa della pandemia, che ha ridotto drasticamente la disponibilità di risorse finanziarie e il modo di fare calciomercato.

Il calcio è fatto di incontri e strette di mano, e oggi con la situazione legata al Covid questo viene a mancare. Speriamo che questo cambiamento sia momentaneo – dice Di Marzio – e che presto si possa tornare alla normalità del nostro lavoro. Oggi è un calciomercato virtuale che cambia certamente il modo di fare le trattative, e in questa situazione si inseriscono anche le difficoltà economica dei club che devono avere più idee per colmare la mancanza di risorse economiche.

Il contesto che stiamo vivendo – aggiunge Pastorello – condiziona il nostro lavoro che deve vivere ancor di più sulla possibilità di cogliere delle opportunità in mancanza di risorse finanziarie. Tutti stiamo vivendo questa difficoltà. Basti pensare alla Premier League, che è da anni il mercato più ricco, su cui ha pesato la crisi che stiamo attraversando e questo fa capire come il momento sia delicato per tutti. Così come è stato per Barcelona e Real Madrid

Lo scouting e il ruolo del procuratore nel calcio di oggi: il caso CT10 Management

Come nasce una delle più promettenti aziende di scouting e consulenza tecnica per le società calcistiche. Il progetto di Francesco Totti e della CT10 Management.

Eleonora Boi presenta “Scouting: l’arte di scegliere”, panel conclusivo di questa prima giornata del Social Football Summit 2020. Protagonista la CT10 Management, il progetto di cui è protagonista Francesco Totti, insieme anche agli ex compagni Vincent Candela e Aldair.

Questa è una splendida avventura – esordisce Candela e quando Francesco mi ha chiamato non ho potuto dire di no. Ho coltivato relazioni nel corso della mia carriera che mi permettono di portare un valore aggiunto al progetto. Cerchiamo, sia io, che Francesco e Aldair, di portare la nostra esperienza capendo determinate dinamiche che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Questo ci rende consapevoli di quello che sta vivendo il calciatore e ci permette di essere vicini a loro“.

Si parla anche di come viene svolto il lavoro e il coordinamento tra le diverse funzioni aziendali. Matteo Fittavolini, Chief of Scouting Area CT10 Management, dice: “Abbiamo una struttura che segue i campionati in giro per il mondo e i tornei giovanili. L’analisi dei dati è fondamentale per supportare poi le scelte sui giocatori con lo scopo ultimo di proporre i talenti migliori alle squadre con cui entriamo in contatto“.

Una struttura aziendale ramificata e organizzata. “Ci avvaliamo di tanti collaboratori esterni per presidiare i tanti settori del calcio, dalle giovanili fino al calcio femminile, con un progetto esports in cantiere su cui stiamo lavorando. – dice Giovanni De Montis, Co-Founder CT10 Management – Oltre questo facciamo anche consulenza diretta ai club con la volontà di essere una risorsa anche per loro“.

Ci si sposta poi sul parlare dei criteri di valutazione dei calciatori e di come i dati su di essi vengono organizzati in un database interno. “Nel calcio moderno il calciatore tipo deve essere capace di svolgere più ruoli. Abbiamo creato una metodologia interna – spiega Fittavolinicapace di clusterizzare i calciatori in 30 diversi ruoli specifici e diversi per caratteristiche dei giocatori. Cerchiamo quindi di proporre al club il giocatore giusto sulla base delle richieste che riceviamo

Oggi viviamo un calcio troppo rivolto al business. Anche per noi il fine ultimo è la monetizzazione ma cerchiamo di fare in modo che questa cosa sia diretta conseguenza del lavoro che facciamo mettendo il calciatore al centro di tutto, come professionista e come uomo” – conclude De Montis.

Gasparini, Serie A: “Gli utenti non guardano la partita su un solo schermo”

Nel panel dedicato alle top leghe europee e alle loro strategie di fan engagement, si è parlato di come tutto, dalle piattaforme agli utenti sia mutato.

La Lega Serie A punta a diminuire sempre di più il gap digitale verso le altre top leghe e osservando le ultime attività in questo campo del massimo campionato italiano di calcio, i progressi sono parecchio visibili.

Giorgio Gasparini, il social e digital manager della Lega Serie A, è intervenuto al Social Football Summit per raccontarci l’esperienza dell’ultimo periodo e offrirci una visione verso il futuro.

“In questo periodo senza poter andare allo stadio, i tifosi sono affamati di calcio. In questa fase i video per intrattenere i fan sono fondamentali. Credo molto che le piattaforme siano molto importanti in una strategia digitale in questo momento”.

Gasparini ci ha raccontato come la Lega abbia intuito il cambiamento dei proprio tifosi e di come si stia organizzando di conseguenza anche a livello di internazionalizzazione per la comunicazione e le attività verso i differenti target.

Nel panel dedicato alle leghe di calcio nel primo giorno di Social Football Summit tra i top speaker Christophe Charmoille, Ligue 1  

“Grazie alle piattaforme digitali riceviamo molti feedback e informazioni dai fan e questo deve anche portare le leghe a cambiare approccio di comunicazione. Le persone non sono più ferme ad aspettare allo stadio il momento della partita, ma hanno ulteriori nuovi touchpoint che vanno sfruttati”.

Ma anche: “La concorrenza per chi fa narrazione è cambiata, ma più che cambiare la narrazione sono i club che devono cambiare e adeguarsi” In sintesi, il messaggio è quello di passare ad un altro approccio e mentalità. Senza sottovalutare gli asset di una lega, ovvero giocatori come Neymar, milenstone che per quanto riguarda la Ligue1 ha permesso di rompere tutte le kpi possibili e immaginabili sui social.

Al panel “Leaders of Engagement” anche Nina Tsimpouli, dell’area digital di Bundesliga che ha aperto il suo intervento così: “Il pubblico locale è diverso dagli altri, vuole davvero sapere tutto sui calciatori, anche da dove vengono e chi sono i membri della sua famiglia. Questo apre alle conversazioni su molte altre piattaforme e quindi alla creazione di nuovi format. Ora ad esempio ci siamo proiettati su una piattaforma come TikTok”.

Alfredo Bermejo, de LaLiga ha discusso della connessione del brand spagnolo col mondo grazie alla tecnologia.

La tecnologia se parliamo di piattaforme digitali permette un approccio scalabile dei fan, tifosi che nell’idea de LaLiga devono per forza essere sempre al centro. Le piattaforme tecnologiche permettono quindi di essere globali.

“La tecnologia ci aiuta a creare armonia con tutto l’ecosistema digitale de LaLiga. La parte di analisi ci permette di implementare strategie data driven e quindi di essere rilevanti e aumentare i nostri ricavi”.

Un altro spunto di discussione toccato a più riprese dalle varie leghe è stato sicuramente il posizionamento all’estero con una strategie pensata per un determinato territorio e accompagnata da brand del territorio di espansione internazionale del nome della propria lega.

Harris: “Le abitudini dei fan sono cambiate. Diventa fondamentale osservare e conoscere i tifosi per avere un reale vantaggio competitivo”

Nel terzo panel si parla di club e media company. Comunicare costantemente con una fanbase mondiale, non solo la componente sportiva, è divenuto indispensabile.

Elisa Guarnieri, PR Mangement & Communication strategist, introduce Chris Harris, Managing Editor Arsenal F.C., che parla della sua esperienza ai Gunners cominciata in un’era in cui i social non erano centrali come lo sono adesso all’interno del mondo del calcio.

Negli anni scorsi – spiega Harris – non c’erano tutti gli strumenti che i tifosi oggi hanno a disposizione. La cosa più importante per i club è quella di intrattenere i nostri fan. In questo contesto ci sono tante piattaforme a cui dobbiamo prestare attenzione e una di queste è sicuramente Tik Tok. Il concetto su cui stiamo lavorando è quello di coinvolgere sempre di più la nostra fanbase con contenuti fruibili e interessanti, veicolandoli sui canali giusti e comprendendo le differenze tra i diversi canali“.

Nel contesto che stiamo vivendo, la pandemia ha accellerato determinitati processi e, continua Harris, “c’è una rivoluzione a cui il Covid ha dato una spinta. C’è tanta pressione e la capacità di trovare sempre nuove soluzioni grazie al digitale sta diventando una parte fondamentale delle aziende sportive, ancor di più rispetto al periodo pre pandemia. In questo senso abbiamo presentato il nuovo acquisto Gabriel Magalhanes in un modo del tutto nuovo ed originale“.

Uno degli aspetti più impattanti è l’impossibilità di portare i tifosi allo stadio. “Grazie alla tecnologia – dice Harrisstiamo lavorando per accorciare la distanza tra il club e la fanbase nonostante per tanti tifosi sia una sofferenza non poter seguire la propria squadra del cuore direttamente allo stadio“.

L’attenzione si sposta anche sulle nuove generazioni, che hanno una modalità di fruizione e dei comportamenti che sono notevolmente diversi rispetto alle generazioni passate.

A tal riguardo Chris Harris spiega che “è fisiologico che le abitudini dei nuovi fan stiano cambiando e noi dobbiamo essere bravi ad osservare questi cambiamenti rispondendo alle nuove esigenze della community. Pensiamo a Twitch, su cui siamo arrivati recentemente, con contenuti che sono perfettamente mirati verso il pubblico di riferimento della piattaforma“.

L’importanza dell’intrattenimento riguarda anche la capacità di comunicare i valori del club a cui appartieni. Arsenal è sempre stato sinonimo di storia, tradizione e classe, e noi siamo sempre stati attenti a comunicare determinati concetti. Pensiamo alla sostenibilità: siamo stati uno dei primi club a mettere in piedi una struttura totalmente autosostenibile riducendo l’impatto ambientale dei nostri processi. E anche queste sono storie che devono essere raccontate e che sentiamo l’esigenza di raccontare tramite uno storytelling adeguato“.

L’Arsenal raggiunge ha una fanbase internazionale di circa 125 milioni di tifosi ma si presta anche attenzione al tasso di coinvolgimento dei tifosi con i contenuti proposti. Contenuti che devono, però, essere proposti ai fan prendendo in considerazione il Paese di riferimento.

Devi essere in grado di comunicare ai tifosi di ogni nazione e per farlo devi conoscere la cultura e le abitudini di un determinato paese. Pensiamo alla Cina, in cui abbiamo dei partner con cui lavoriamo, o all’India, in cui ci sono una molteplicità di culture all’interno della stessa nazione. Non si tratta solo di veicolare contenuti nella loro lingua ma di conoscere le loro abitudini e la loro cultura per comunicare al meglio ed in una maniera che sia effettivamente coinvolgente per i tifosi stranieri“.

 

Fiorentina e Galatasaray: come fare marketing nel periodo d’emergenza sanitaria

Le due società hanno spiegato la loro strategia e approccio nel periodo di stop a livello di marketing con i partner commerciali.

Rapporto con la città, quindi la storia e lo storytelling, il rapporto con i fan e quello con le imprese. Tutti fattori connessi dall’esperienza e l’emozione. Sono questi i fattori cardine della Fiorentina quando c’è da attivare un rapporto di collaborazione con un partner, tutto ciò deve essere ampiamente monitorabile.

Tommaso Bianchini, intervenuto al Social Football Summit, ha spiegato che, grazie all’approccio data driven della Fiorentina, sia possibile da sempre in casa viola avere questo genere di rapporto con gli sponsor e tenere attivo il rapporto anche in questo periodo di emergenza sanitaria.

Il fan non è più un fruitore, ma è anche un produttore di contenuti. La sfida oggi è quella di fare spazio ai fan come produttore di contenuto proprio.

La Fiorentina poi è stato un club precursore sul rapporto di fidelizzazione del tifoso e dialogo con i brand partner grazie al progetto InViola, una royalties card a misura di tifoso per acquistare prodotti ed esperienze che il denaro non può comprare. Questo ha portato ad avere 80.000 iscritti.

Tutto ciò, oltre al rientro economico ci permette di conoscere bene i nostri fan ma anche di sapere come dialogano con i nostri sponsor.

Nel panel dedicato a sponsor e marketing activation è intervenuto anche Doruk Tufekci, del Dipartimento di Marketing del Galatasaray.

A livello digitale anche il Galatasaray si muove con un meccanismo di fidelizzazione simile a quello della Fiorentina. “Ciò che ci piace fare è presentarci come un tutt’uno dai nostri tifosi insieme ai nostri partner commerciali, ci piace molto l’approccio di co-marketing.

Per noi non si tratta solo di avere dati di marketing ma comprendere le loro emozioni, questo è cruciale per noi per capire quali campagne di marketing attivare ma soprattutto che sponsor scegliere”. Passaggio molto importante, aggiungiamo noi di #SFS20, per decretare il successo di un’attivazione.

Tufekci ha poi aperto ad una grande suggestione: “In futuro non si parlerà solo di Facebook e Instagram, ma ci saranno tanti sviluppi in ambito social media e piattaforme digitali nuove. È questa la sfida del futuro”.